
di Redazione –
I Crateri Silvestri, sull’Etna, sono due crateri creatisi nel 1892 da un’eruzione dell’Etna che durò quasi sei mesi. Il cratere più alto si chiama, Silvestri superiore, e si trova a 2020 metri di altitudine. L’altro cratere si trova a quota 1886 e si chiama Silvestri inferiore. Furono entrambi intitolati dall’assemblea dei soci del Club Alpino Italiano di Catania al noto vulcanologo Orazio Silvestri, che del CAI era stato anche presidente.
Oggi un articolo pubblicato sulla Sicilia titola “Ticket di 5 euro per visitare l’ETNA. Guide in rivolta. Ma area privata”. Abbiamo provato a capirne di più!
In effetti da un post pubblicato dalla FUNIVIA DELL’ETNA S.p.A., per intenderci la società che gestisce la Funivia dell’Etna, emerge che i Crateri Silvestri, fin dal 1997, sono di proprietà della società che gestisce il servizio di funivia. E che la società con un progetto proposto all’attenzione dell’Ente Parco dell’Etna avrebbe voluto, già dal 2023, avviarne una fruizione più controllata e responsabile, ma che il Parco dell’Etna non ha dato alcun riscontro alle legittime istanze della proprietà dell’area. Un ritardo nell’istruttoria delle pratiche, non isolato.
Infatti la situazione è stata denunciata qualche giorno fa, insieme ad una lunga sedie di disservizi e la mancanza di un Direttore dell’Ente, anche da Ignazio Puglisi, Sindaco di Piedimonte Etneo, che qualche giorno fa con un post sul FB ed Instagram lanciava sul tema un dibattito da farsi alla Festa dell’Unità il 18 ottobre p.v.
Abbiamo chiesto una dichiarazione al commissario straordinario, Giovanni Riggio, che ha preferito declinare l’invito affermando che prima avrebbe dovuto approfondire i contorni della questione.
Ciò non di meno siamo riusciti a raggiungere una nostra fonte, insospettabile, all’interno dell’Ente Parco dell’Etna, che ovviamente resta anonima, per ottenere informazioni più circostanziate.
In effetti parrebbe che la Funivia dell’Etna S.p.A., di Russo Morosoli, ha presentato negli anni diverse istanze all’Ente Parco dell’Etna, alcune evase, altre no. Una di queste potrebbe in effetti essere l’istanza di valorizzazione e fruizione dei Crateri Silvestri.
La nostra fonte ha tenuto a raccontarci che però all’Ente Parco dell’Etna, in generale, il clima organizzativo è pessimo e che c’è uno scontro quotidiano tra due gruppi di dipendenti, che sostanzialmente hanno avvelenato il clima, così anziché lavorare per l’Ente ci si perde tra mail, lettere, accuse reciproche. Tra l’altro i dipendenti ormai sono ridotti all’osso (21 rispetto agli originari 60) ed una procedura di mobilità avviata molti mesi addietro non riesce a concludersi.
Il Commissario Straordinario sembrerebbe avere provato a mettere ordine, ricevendo gli utenti insoddisfatti, chiedendo informazioni, scrivendo ai funzionari ed ai dirigenti, e inviando una serie di circolati e direttive, ma alcuni di questi non hanno gradito l’interferenza, a loro avviso una invasione di campo dallo straniero ed hanno iniziato una azione tendente a minare il buon andamento dell’amministrazione, esprimendo anche giudizi non lusinghieri e facendo affermazioni, riferiteci oggi, ma dei quali potremmo a breve avere dei riscontri documentati, che potrebbero delineare probabilmente, come ci riferiscono, profili di natura penali, materia di cui ci stiamo già occupando.
In effetti siamo venuti in possesso di un atto di indirizzo del giugno scorso che richiama altri precedenti del Commissario, con i quali da un lato si fa una analisi delle criticità e dei problemi, dall’altra si individuano possibili soluzioni, richiamando il personale dipendente al rispetto dei ruoli. Ma parrebbe che di quanto disposto la struttura ha avuto una crisi di rigetto, nel senso che non ha dato seguito alle buone prassi, non abbia fatto nulla per migliorare la condizione, dimostrando una assoluta indisponibilità al cambiamento, una avversione verso le novità per proiettare l’Ente verso il mondo che cambia.
Ma tornando ai Crateri Silvestri ed alla Russo Morosoli, sembrerebbe in effetti che il torto dell’Ente Parco dell’Etna sia il ritardo nelle istruttorie, la mancata risposta alle istanze di varia natura, un modo talvolta poco garbato di accogliere ed assistere l’utenza, e poco puntuale rispetto ad informazioni e all’assistenza che l’utenza ha bisogno. Disservizi ed anomali che non fanno altro che favorire chi dell’abuso ne fa una costante.
Ciò però non giustifica la Funivia dell’Etna SpA, o chiunque altro, nell’assumere iniziative non autorizzate, tanto più di natura economica, in un’area ad alta valenza ambientale, patrimonio dell’UNESCO. Evidentemente il clima che aleggia al Parco, tra disservizi e ritardi, non aiuta l’Istituzione ad essere apprezzata e rispettata, mentre avrebbe evidentemente necessità di una vera rivoluzione istituzionale, sia in termini di ruolo, che di immagine.
Non si può dimenticare che l’Ente Parco è un Ente Pubblico e che va gestito come tale e che non si può non chiedere a gran voce il cambio di passo, che a ben leggere il post del Sindaco di Piedimonte Etneo, il commissario straordinario sembrerebbe avere provato ad avviare “Il Commissario poco o nulla ha potuto fare, nonostante l’impegno profuso”.
Da questa sede, lanciamo un appello affinché l’Ente Parco dell’Etna non rimanga un ente di prossimità quanto piuttosto diventi il vettore di un profondo cambiamento nelle gestione del territori dell’Etna, con azioni esemplari nei confronti di chi il cambiamento lo osteggia per vari interessi. Un appello che indirizziamo al Commissario Straordinario, Giovanni Riggio, al neo presidente, prossimo all’insediamento Massimiliano Giammusso, sindaco di Gravina ed al neo direttore reggente, che indiscrezioni assessoriali ci dicono essere una figura apicale, un dirigente generale, dell’Assessorato regionale Territorio ed Ambiente.
Noi diamo la nostra disponibilità a dare voce a tutti quanti vorranno segnalarci disservizi, lentezze burocratiche, anche torti ed abusi subiti, cosi da dare avvio ad una iniziativa di denuncia pubblica che possa portare, finalmente, ad una scossa per migliorare il Parco dell’Etna, anche se c’è da espellere le tante tare che vogliono l’inedia, dai vertici istituzionali, all’ultimo operaio, nessuno escluso. Noi ci siamo.
