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Politica

REFERENDUM GIUSTIZIA, “IO NON POSSO TACERE”

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Piero Tony, già sostituto procuratore generale di Firenze, presidente del tribunale per i minorenni della Toscana e da ultimo procuratore capo di Prato, ha scelto di andare in pensione con due anni di anticipo per essere libero di protestare contro un fenomeno tutto italiano, quello dei magistrati che spesso hanno trasformato gli strumenti di indagine in armi puntate contro i cittadini, usandole poi per combattere battaglie politiche. Il suo è un racconto sconcertante, ancor più venendo da un giudice “certificato e autocertificato di sinistra”, poiché rivela l’esistenza di un virus capace di minare la giustizia del nostro Paese. Un virus che però può – e deve – essere combattuto.

“La giustizia è sovente non solo approssimativa, ma persino fuori legge, quantomeno per eccesso di potere, quando è mossa da motivi diversi da quelli istituzionali ai quali dovrebbe sempre ispirarsi”, scrive il magistrato Piero Tony, nel suo libro “Io non posso tacere” – Confessioni di un giudice di sinistra.
Cos’è oggi l’amministrazione della giustizia è sotto gli occhi di tutti. Lottizzazioni, pizzini per indirizzare le sentenze, lotta di poteri contrapposti tra correnti e magistrati, tutto tranne che giustizia. Questo mondo lo descrive benissimo, nel proprio libro, Luca Palamara che di tutto ciò ne è stato assoluto protagonista nel passato recente. Ma di questo ne parleremo in altra puntata.

Si comprende, quindi, la paura che ha certa magistratura qualora il referendum sconvolgesse la “cosa loro”, il loro mondo. Non v’è dubbio che la magistratura tema il sorteggio. Lo temono i capi corrente perché azzera il più potente fattore di controllo interno e non solo di opinione del corpo giudiziario, perché il metodo elettivo rafforza la politica della casta.

Ma lo temono anche i singoli magistrati complessivamente perché con il sorteggio ciascuno di loro (non molti per onestà) va a perdere i propri vantaggi personali all’interno del CSM, guadagnati con il voto, con la militanza “politica” e la campagna elettorale a favore degli eletti.

Con il sorteggio crolla il perverso gioco delle segnalazioni e delle auto-promozioni nonché quello delle cordate. La separazione è solo l’antecedente logico giuridico necessario alla introduzione del sorteggio, così crolla il ricatto della carriera, anche nei confronti dei giudici che dovrebbero essere terzi ma che di fatto non lo sono proprio per motivi del condizionamento.

Insomma la magistratura corporativa si è impossessata arbitrariamente e strumentalmente di questo super potere e lo brandisce come una clava per difendere lo strapotere corporativo, condizionando il mondo, non solo la politica.

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