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Politica

CATANIA CITTÀ PERICOLOSA

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di Claudia Truglio – foto di Andrea Di Grazia.

Venerdì 30 maggio, la notizia rimbalza su tutte le testate locali: Santo Re, uomo di 30 anni e papà da soli 4 mesi, appena finito il turno di lavoro, viene accoltellato e ucciso da un posteggiatore abusivo.

I cittadini restano attoniti. L’omicidio avviene nella zona di Ognina. Non un quartiere malfrequentato da cui stare lontani, non una zona di periferia già tristemente nota per i diversi interventi delle forze dell’ordine, ma nel salotto della “Catania bene”, in pieno giorno, davanti a un noto affollatissimo bar.

I motivi, ancora al vaglio degli inquirenti, sembrano essere i più futili. Quel che è certo è che in una zona piena di vigili urbani pronti a fare multe a onesti cittadini, lavoratori e con regolari documenti, le stesse forze dell’ordine non hanno notato un personaggio già tristemente noto per episodi di violenza che da giorni era tornato in zona.

Il delitto in cui è rimasto vittima Re fa sorgere una domanda: Catania è una città sicura?

Dire ai nostri figli di restare lontano da certi quartieri o di stare lontani da alcune discoteche tristemente note, può bastare?

Solo pochi giorni fa, la giornalista Donatella Turillo denunciava un’aggressione a sfondo sessuale subita all’uscita della stazione metro Galatea di Catania.

La vittima dichiarava quindi: “Sono sconvolta, disgustata, senza fiato. Si può vivere -spiega la vittima, giornalista catanese – avendo la paura di essere nata donna?”.

Purtroppo non siamo certi che la questione riguardi solo le donne.

Nella centralissima via Vincenzo Giuffrida, alla vista del semaforo rosso gli automobilisti sembrano rallentare e prendere tempo. Il motivo? Evitare di essere assaliti da decine di improvvisati “lavavetri”. Alzare il finestrino, dire “no” spesso non basta e così arrivano complimenti non richiesti verso donne vistosamente a disagio o accese discussioni con stanchi automobilisti che spesso finiscono con pugni ai cruscotti delle auto.

E i vigili? Probabilmente stanchi di non essere supportati dalla giustizia che rimette subito in libertà determinati soggetti, preferiscono fare multe, certi che almeno in questo caso qualcuno pagherà.

Al centro storico la situazione non migliora. I lavoratori e gli abitanti della zona adiacente il Corso Sicilia sono stremati. Qui, giornalmente, le auto vengono vandalizzate, saccheggiate, rubate, e le multe, comunque, assicurate.

E ancora, i poveri crocieristi che arrivano al porto, fanno molto spesso l’immediata conoscenza di uno dei più beceri costumi locali: lo scippo.

Ma torniamo al delitto di piazza Mancini Battaglia.

Il tema dei posteggiatori abusivi è un tasto dolente. Italiani o stranieri ormai non fa più differenza. Le facce non sono rassicuranti, alcuni girano portandosi dietro addirittura un catetere. Trovarli è facilissimo (forse non per le forze dell’ordine) perché restano sempre nelle piazze a cui, a detta loro, vengono assegnati. Ma “assegnati” da chi? A qualcuno importa? Non è dato sapersi . Quel che è certo è che prevalga nei cittadini un sentimento più o meno conscio, simile a un’estorsione: meglio pagare che correre il rischio di trovare l’auto danneggiata o non trovarla affatto.

Di esempi in cui non ci sentiamo più sicuri nel girare in città ce ne sarebbero ancora tanti.

I problemi che vive Catania sono purtroppo ormai comuni alle grandi città italiane. Non vogliamo in questa sede esprimere dissenso nel cercare di educare i cittadini utilizzando i mezzi a disposizione come salatissime multe, ci chiediamo però se l’obiettivo di educare e sensibilizzare valga per tutti o solo per coloro che potrebbero contribuire a risanare le casse comunali.

Migliorare la vivibilità di una città implica prima di tutto fare in modo che il cittadino possa sentirsi al sicuro in qualunque quartiere, soprattutto se in pieno giorno, davanti a decine di persone, hai finito un turno di lavoro e vuoi solo tornare dalla tua bambina appena nata.

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