
Il sistema socio assistenziale, e la connessa erogazione di servizi, rappresentato dalle II.PP.A.B. in Sicilia, è un tema a noi molto caro.
In più occasioni ce ne siamo occupati, sia in relazione all’IPAB Residence Salvatore Bellia, di Paterno (richiamiamo gli articoli !!!), che più in generale per dare voce ad autorevoli professionisti (richiamiamo articoli !!!), in relazione ad una serie di interviste rilasciate dall’assessore regionale in carica, per mettere in evidenza taluni aspetti che riteniamo essere più delle criticità, non affrontante o peggio deliberatamente ignorate.
Adesso siamo costretti a tornare a far sentire la nostra voce in relazione ad una iniziativa del Governo Regionale Siciliano, su proposta dell’Assessore regionale Albano che, piuttosto che un modo di occuparsi di II.PP.A.B. sembra un modo per annientare deliberatamente il sistema delle II.PP.A.B. in Sicilia.
Infatti, recentemente, il Governo Regionale ha adottato la Deliberazione n. 88 del 19 marzo 2025, con oggetto «Approvazione del disegno di legge: “Integrazione alla legge regionale 9 maggio 1986, n. 22 ‘Riordino dei servizi e delle attività socio-assistenziali in Sicilia”», su proposta dell’Assessore regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro.
La proposta di riordino dei servizi e delle attività socio-assistenziali in Sicilia in realtà cela l’avvio della liquidazione coatta amministrativa di massa, in salsa siciliana, di n. 63 Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza, istituite tra il 700 ed 800 del millennio scorso, per volontà di nobili e notabili, benefattori, che con lasciti e donazioni, talvolta di ingente entità, in termini di denaro e patrimoni immobiliari, hanno creato una rete di istituti, affidati prevalentemente alla gestione del clero, che avevano lo scopo di fornire accoglienza ed assistenza a varie categorie di soggetti svantaggiati.
In Italia le II.PP.A.B. sono state oggetto di una norma di riordino, di cui al decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, finalizzata a dare dignità alla volontà dei fondatori ed al contempo valorizzare e finalizzare, in chiave moderna, le attività istituzionali ed i servizi resi, o potenzialmente da poter rendere, mettendo a frutto esperienze centenarie e patrimoni spesso molto ingenti e pregevoli.
In Sicilia, che in materia di II.PP.A.B. ha una potestà legislativa esclusiva (art 14 lettera m. dello Statuto Regionale), invece, la politica ha preferito non legiferare, e nonostante numerose proposte di legge risultano depositate all’ARS si è preferito mantenere lo status quo.
Quindi mentre in Italia il settore e riformato in Sicilia, ancora, è la legge 17 luglio 1890, n. 6972 (cd. Legge Crispi) ed il Regolamento di attuazione approvato con R.D. 5 febbraio 1891, n. 99, tuttora vigenti, a fare da linea guida, a cui si aggiunge la l.r. 22/86, che si occupa di alcuni aspetti inerenti la estinzione delle II.PP.A.B., di cui un comma recentemente è stato dichiarato incostituzionale.
Praticamente siamo in ritardo di 24 anni rispetto alle iniziative nazionali e di quasi 40 rispetto all’ultima norma regionale.
Siamo veramente dei veri campioni di inefficienza!!!!
Ma la cosa più grave non è il ritardo con cui non si sono fatte le riforme ma l’ultima iniziativa del governo regionale che non solo non riforma nulla ma avvia un processo di liquidazione coatta amministrativa, alla sicula, di n. 63 delle n. 130 istituzioni ancora presenti in Sicilia.
Indubbiamente, da quello almeno che si legge nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, le II.PP.A.B. in argomento presentano ingenti problematiche legate ai contenziosi promossi dai dipendenti (che avanzano in alcuni cadi diverse decine di stipendi arretrati), dai creditori, in relazione alla situazione debitoria generatasi per effetti di gestioni spesso inadeguate o peggio irresponsabili (non saldati), da una gestione del patrimonio sibillina (affitti virtuali e vendite sottoprezzo), e da ultimo dagli enti previdenziali ed assistenziali, per il mancato versamento dei contributi dovuti, che negli ultimi mesi hanno iniziato a pignorare conti correnti, conti di deposito e tesorerie.
Vista la ormai drammatica situazione economico/finanziaria di un buona parte delle II.PP.A.B. Siciliane (circa il 48% sul totale) e i numerosi contenziosi in cui la Regione Siciliana è ormai chiamata in causa, quasi sempre soccombente, il Governo Regionale, piuttosto che impegnarsi fattivamente per dare vita ad una riforma organica del tema “pubblica beneficenza ed opere pie” corre ai ripari adottando un disegno di legge che dietro al nome ‘Riordino dei servizi e delle attività socio-assistenziali in Sicilia” introduce in realtà una liquidazione coatta amministrativa delle II.PP.A.B. tutta particolare, che non garantisce nessuno tranne l’inefficienza della Regione Siciliana stessa.
Così piuttosto che fare con nel resto di Italia dove l’istituto è disciplinata dal Titolo V della Legge fallimentare (R.D. 16 marzo 1942, n.267), e da una norma nazionale (art. 15, comma 1 e 5 bis, del D.L. n. 98 del 6 luglio 2011 convertito in legge, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, L. 15 luglio 2011, n. 111, cosi come modificato dall’art. 12 comma 6-bis, del decreto legge 31 maggio 2021, n. 77 (convertito con modificazioni dalla legge 9 luglio 2021, n. 108) il Governo Regionale da fondo ad una idea brillante tanto quanto iniqua, scorretta e fors’anche illeggittima.
Infatti piuttosto che ricorrere al Giudice che deve accertare lo stato d’insolvenza o di dissesto dell’ente, cercando anche la responsabilità di chi lo ha generato, introduce il concetto che basta che le II.PP.A.B non svolgono più attività socio – assistenziale da più di un biennio, che registrano un disavanzo di amministrazione, e che non sono nelle condizioni di raggiungere le finalità previste nelle tavole fondative e/o nello statuto, per porre in essere la liquidazione coatta amministrativa, ma senza ricercarne le cause.
Perché mai del resto può essere utile disturbare chi ha generato il danno????
Il Disegno di legge quindi, anziché applicare in maniera organica la norma nazionale (che disattende) cerca di applicare una procedura semplificata per evitare di passare dalla dichiarazione di dissesto o di insolvenza adottata da un Giudice, secondo il codice della crisi. Così scongiurando gli approfondimenti obbligatori sulle cause che hanno determinato il dissesto o l’insolvenza e di chi sono le eventuali responsabilità, sia in termini di gestione attiva che in termini di responsabilità in vigilando ed in eligendo. Salvando quindi quanti, nominati dalla politica politicante, si sono adoperati con negligenza, incompetenza, o fors’anche colpa grave e dolo, nella gestione infausta delle II.PP.A.B. in crisi, e graziando l’Assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, che in questo modo non dovrà rispondere per colpa in vigilando ed in eligendo, che peraltro già in alcune sentenze è stata sancita.
Praticamente un bel colpo di spugna e siamo tutti amici!!!
Nessuno viene chiamato in causa e nessuno paga per i danni arrecati alle II.PP.A.B. Siciliane. Avviando al contempo una sorta di “svendita” del patrimonio mobiliare ed immobiliare di beni di proprietà delle II.PP.A.B. in liquidazione, che sembrerebbe ammontare a diverse decine di milioni di Euro (forse centinaia), ma che potrebbero essere messi sul mercato ed acquistate da accorti lestofanti (amici istruiti ad arte) a pochi euro.
Della vicenda si è accorto l’onorevole Ismaele La Vardera, leader di Controcorrente, che ha depositato proprio in questi giorni una interrogazione parlamentare, che alleghiamo, che sventa il disegno di liquidare in sordina le II.PP.A.B. siciliane in difficoltà finanziarie, e non più in attività, con una modalità light, sibillina, che ha il sapore di essere un regalo ad una serie di speculatori immobiliari piuttosto che la cura degli interessi della Sicilia ed ai siciliani tutti.
Il tutto senza considerare che in Regioni come ad esempio la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Toscana, il sistema delle II.PP.A.B. genera ricchezza, occupazione e partecipa alla spesa socio assistenziale e sanitaria, a tutto vantaggio del bilancio regionale, rappresentando un tassello importante nel sistema socio sanitario, in quanto le II.PP.A.B. contribuiscono concretamente a garantire l’accesso ai servizi di assistenza per chi è più vulnerabile, completando l’offerta pubblica con risorse proprie, mettendo a reddito gli ingenti patrimoni di cui dispongono, onorando le volontà dei padri fondatori.
Ma non in Sicilia dove si preferisce, dopo aver permesso la disfatta ed il dissesto, il colpo di spugna e la sanatoria, potremmo dire l’indulto tutto siciliano, senza nemmeno avere constatato l’esistenza o meno di un reato, quali la bancarotta e fors’anche frode, in capo ad amministratori ordinari e straordinari che dovrebbero rispondere col loro patrimonio dei danni causati alle II.PP.A.B. il liquidazione, e della stessa Regione Siciliana che li ha scelti, con logiche clientelari e di appartenenza (esiste un albo ma non si attinge con criteri oggettivi ma soggettivi) che per merito competenze e capacità, e che non ha vigilato a dovere affinchè non si arrivasse alla attuale situazione. Anzi è stato proprio l’Assessore, in diverse interviste e disposizioni, a sollecitare la vendita (sarebbe più corretto dire svendita) dei beni delle II.PP.A.B. per far pagare loro i debiti.
Basterebbe monitorare gli ultimi due anni per vedere quante decine di beni sono stati svenduti per somme ben al di sotto del valore di mercato!!!!
Naturalmente in merito l’On. Ismaele La Vardera ha svelato il gioco a cui soggiace il disegno di legge e che al riguardo ha presentato una interrogazione parlamentare urgente che accende un faro sul tema. Speriamo che la Procura della Corte dei Conti e la Procura della Repubblica intervengano, e che anche il Governo nazionale, se la norma dovesse passare all’ARS, intervenga per dichiararne l’illegittimità, bloccando lo scempio in atto e la svendita speculativa di un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare, senza ricercare cause e responsabilità, che invece vanno attribuite.
Una nota a margine di non poco conto. Il disegno di legge è proposto dal dott. Antonio Giannettino, Dirigente responsabile del Servizio che all’Assessorato regionale della Famiglia si occupa proprio di II.PP.A.B. Lo stesso di cui ci occupammo circa un anno fa con un nostro articolo (richiamiamo l’articolo), che vi invitiamo a rileggere, promosso sul campo da funzionario a dirigente (qualcuno afferma sommessamente, ma noi speriamo non sia così, appositamente per portare a compimento questo indegno disegno di legge), e che si è prestato a proporre, di concerto col Dirigente Generale del Dipartimento, questo scempio, immorale, degno di una mente contorta, capace di immaginare e mettere nero su bianco, apponendoci la propria firma, una sanatoria per tutti i responsabili, amministrativi e politici, del dissesto delle II.PP.A.B. in Sicilia.
Naturalmente noi non abbassiamo la guardia e faremo il nostro dovere di informazione come Ismaele La Vardera, che non intende soggiacere a logiche di basso profilo o tacere porcherie.
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