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IL CONTROCANTO, PERCHÉ STIAMO CON ISRAELE

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Interessante l’intervista dell’on. Luigi Marattin che meglio di noi spiega le ragioni di un conflitto secolare ⤵️

L’ONU nel 1947, assunse la decisione internazionale di creare due stati, uno ebraico, uno arabo.  Per gli israeliani, l’atto d’indipendenza fu la realizzazione di un diritto, per i palestinesi, fu un trauma collettivo.

Come ogni stato, Israele rivendica il diritto, riconosciuto dall’art. 51 della Carta ONU, di difendere i propri cittadini da attacchi armati (stragi, razzi indiscriminati, infiltrazioni, prese di ostaggi), inclusi quelli del 7 ottobre 2023 e di neutralizzare le capacità militari dei gruppi che li compiono.

Hamas e altri gruppi hanno lanciato razzi contro civili, preso ostaggi e usato aree per scopi militari (pratiche vietate dal diritto internazionale). Israele sostiene che questo sposti una parte rilevante della responsabilità per i danni alla popolazione, su scuole, ospedali o quartieri.

Malgrado che lo stato ebraico ha restituito la striscia di Gaza nel 2005, vi sono stati nuove ondate di razzi e attacchi che hanno infranto la pace. Da qui l’idea che prima servano sicurezza e smantellamento delle infrastrutture militari avversarie, altrimenti le minacce si ripresenteranno, come succede dal ’48.

Israele sottolinea di aver accettato piani di compromesso (dal 1947 a varie proposte nel 2000 e 2008) e di aver scambiato “terra per pace” con l’Egitto; afferma che l’impasse dipende anche da leadership palestinesi divise e dall’assenza, in parte del fronte palestinese, di un riconoscimento di Israele e del ripudio della lotta armata.

La legalità di un’operazione si valuta rispetto all’obiettivo militare, ai rischi previsti per i civili e alle precauzioni adottate. Israele sostiene di emettere avvisi, evacuazioni e di scegliere mezzi/obiettivi per ridurre i danni, pur ammettendo errori tragici, che non equivalgono però a intenzionalità deliberata contro i civili.

Ed evidenzia come le istituzioni democratiche occidentali, la stampa libera e i controlli giudiziari (fatte anche sulle operazioni militari), dovrebbero favorire trasparenza nell’informazione.

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