
di Redazione –
La (S)fortuna di Trantino: quando il “salvataggio” ti si rivolta contro… per 110 metri quadri di “bene comune”
Un sindaco si trova spesso a navigare in acque agitate, ma il povero Enrico Trantino non aveva messo in conto di ritrovarsi con la barca affondata proprio da chi pensava di aver salvato. La commedia degli equivoci, o meglio, la tragedia burocratica, si consuma a Ognina, tra yacht club e particelle catastali che, di colpo, sono diventate più celebri dei messaggi di un’influencer.
Ricordate l’epica battaglia tra il gotha del Circolo Canottieri Jonica (il salotto buono della città, dove il prosecco è sempre ghiacciato e le barche lucide) contro il progetto di riqualificazione del Circolo Nautico “La Tortuga” dei fratelli Testa? La Jonica, sentinella del buon gusto e del demanio libero (perché, si sa, la libertà ha il profumo della propria banchina), aveva gridato all’invasione barbarica.
E chi è accorso in loro soccorso (della Jonica)? Il Comune di Catania, con il sindaco Trantino in testa, che in un sussulto di “difesa del territorio” e, diciamocelo, forse anche per non scontentare la potente upper class che vota e conta, aveva messo i bastoni tra le ruote al progetto La Tortuga. Un intervento che, per la cronaca, non aveva fermato la privatizzazione di un’altra area del porticciolo, che il Comune aveva saggiamente deciso di non voler gestire perché “pericolosa” (troppo mare, forse).
Ma ecco il “Ritorno di Fiamma” della Particella Malefica.
Il karma è un canottiere infaticabile e adesso gli presenta il conto. I benpensanti del Circolo Canottieri Jonica, quelli che hanno le vele spiegate contro ogni forma di “privatizzazione selvaggia” se non la propria, sono i protagonisti di un nuovo ricorso che rischia di far saltare per aria un progetto da 11 milioni di euro – finanziato con fondi europei per la rigenerazione urbana del waterfront e il miglioramento della viabilità (il famoso Nodo Rotolo-Ognina) – importantissimo per la città intera.
Cosa blocca tutto? Una benedetta particella catastale di 110 metri quadri. Centodieci metri quadri di burocrazia pura, l’equivalente di un terrazzino sul mare, che secondo la Jonica provocherebbe un “danno grave ed irreparabile” alle loro attività a causa della rampa di raccordo prevista nel progetto comunale.
In pratica, dopo aver chiesto e (più o meno) ottenuto l’aiuto del Comune contro i “cattivi” della Tortuga, ora “salvati” si rivoltano contro il loro salvatore, mettendo a repentaglio milioni di euro e un’opera attesa da decenni, tutto per non spostare una rampa di pochi metri. È come se avessero chiamato l’idraulico per un rubinetto che perde e, mentre lui ripara il danno, gli facessero causa perché il furgone è parcheggiato male davanti al cancello.
Sindaco Trantino, un Eroe Incompreso, pessimo navigatore.
Il sindaco Trantino, a questo punto, si trova nella scomoda posizione dell’eroe che viene abbattuto dal fuoco amico. Si racconta nei corridoi comunali, con un misto di sdegno e ironia, che i legali della Jonica non solo non ritirerebbero il ricorso, ma avrebbero addirittura chiesto al Comune un impegno scritto nero su bianco a modificare l’esproprio della famigerata particella, come condizione per ammorbidirsi. Un vero e proprio “riscatto immobiliare” per sbloccare l’opera pubblica.
E così, mentre Catania attende l’opera che dovrebbe liberare il Lungomare dal traffico e dare un volto nuovo a Ognina, tutto è appeso a quei 110 metri quadri contesi, divenuti il simbolo della prepotenza di chi può permettersi il lusso di combattere guerre di principio a suon di ricorsi, infischiandosene dei 11 milioni che potrebbero migliorare la vita di migliaia di cittadini.
La morale: Caro Sindaco Trantino, la prossima volta che le chiedono aiuto, si ricordi: a volte, è meglio evitare di mescolarsi in certe liti. Soprattutto se in ballo ci sono le ambizioni nautiche dell’élite catanese e, sullo sfondo, quei dannatissimi, ineffabili, 110 metri quadri.
