
Qualche settimana fa abbiamo pubblicato un pezzo molto articolato che sostanzialmente affrontava due temi caldi per l’Ente Parco dell’Etna, la questione dei Crateri Silvestri col sottofondo di un’analisi sul personale impiegatizio, ETNA: PIÙ CHE UN PARCO È UN PACCO. Con un invito agli utenti e/o fornitori di servizi a segnalarci tutte le anomalie riscontrate. Bene ci sono arrivate molte segnalazioni, forse troppe, ma quella che ci ha fatto varcare la soglia dell’attenzione massima è stata quella fattaci dall’ing. Giuseppe Panassidi, che ci ha raccontato una storia inverosimile se non fosse ampiamente documentata, anche da alcuni audio che ci ha fornito. E per la quale ha presentato un articolato esposto, con allegati, alla Procura della Repubblica. Così iniziamo il racconto. L’ing. informatico Panassidi viene incaricato dall’ente Parco dell’Etna al fine di “verificare” tutta una serie criticità tecniche che da tempo immemorabile non rendono efficiente la funzionalità di server e rete interna del parco, con continui e reiterati disservizi, anche telefonici.
Quindi l’ing. Panassidi provvede a svolgere una prima analisi gratuita dei sistemi, successivamente interviene avendo ricevuto un incarico formale, con una cifra quali simbolica, intervento sollecitato da numerosi dipendenti esausti per i continui disservizi, nel fare l’analisi approfondita del sistema, inizia a porre taluni rimedi utili riducendo al minimo i disservizi, nelle more di un ulteriore intervento definitivo e risolutore.
Rappresenta in maniera chiara (scripta manent) che il sistema richiede un intervento radicale, e rispetto ai preventivi “esorbitanti” acquisisti e proposti agli uffici competenti per l’intervento, propone un intervento notevolmente più economico (1/3) e più efficiente.
Nelle more che l’ente Parco si adoperasse per l’acquisito di quanto richiesto, considerata la precarietà del sistema esistente, peraltro tenuto male e gestito peggio dagli uffici responsabili, si rende disponibile a predisporre una soluzione temporanea che potesse consentire all’ente di lavorare per alcuni mesi con tranquillità, senza disservizi e con la propria assistenza. Cosa che è avvenuta.
L’ing. Panassidi sostanzialmente, oltre a fare il proprio lavoro di analisi e valutazione ed a proporre soluzioni più efficienti e funzionali, si è reso disponibile ben oltre l’incarico affidato che ha svolto in parola, per assicurare temporaneamente la funzionalità del sistema rete e funzionalità telefonica del Parco. Ed il Parco ha ben accolto la sua disponibilità, esasperato dall’Ufficio competente che, probabilmente, non svolgeva adeguatamente le mansioni affidate.
Realizzata la soluzione provvisoria ed assicurata, per mesi, la funzionalità del sistema, sulla parola e in fiducia, rende la propria relazione e rappresenta inequivocabilmente che la soluzione immaginata dagli uffici era quella meno adeguata e la più costosa e ne propone una alternativa più efficiente ed economica. Al contempo, avendo realizzato e programmato la soluzione provvisoria, affidata sulla parola, invia all’Ente Parco un Preventivo, irrisorio di 2.000,00 +IVA (anziché di 7.000 mila euro al prezzo di mercato) per completare il lavoro già realizzato come da richiesta,, comunicando di restare a disposizione. Sostanzialmente dando all’ente una serie di informazioni, supporto e operatività che da anni al Parco era mancava.
Una volta tornato al Parco per conoscere le determinazione dell’ente Parco, apprendeva che per lo stesso lavoro, che peraltro parzialmente aveva già impostato e programmato, gli uffici preposti, con a capo la dott.sssa Nunzia Bruno e come funzionario responsabile CED Salvatore Spina, avevano proposto al commissario di indire, tramite MEPA, un gara senza però invitarlo, con l’assoluta certezza che il costo successivo di approvvigionamento del servizio sarebbe stato sensibilmente più alto, come detto, rispetto alla sua offerta di appena 2.000 euro.
Incredulo, anche perché lo stesso era presente sul MEPA, dopo numerose telefonate e messaggi scambiati con il funzionario Salvatore Spina, si reca negli uffici del parco, per avere delucidazioni. Qui avviene l’impensabile, per un ente pubblico.
La dirigente Nunzia Bruno e il funzionario responsabile del CED del Parco Salvatore Spina, a muso duro gli comunicano la decisione del perché era stato escluso d’imperio.
Bruno: “Non perché io mando la richiesta di preventivi devo per forza approvare. Il preventivo mi deve convincere. Però mi convince o non mi convince a seconda del vastaso. Lui fa il vastaso con me e io…” (file audio). Tradotto: non approverò il preventivo di Panassidi, anche se il lavoro è quasi ultimato ed è il più economico per l’ente, perché tutto dipende a secondo che ho a seconda del vastaso, così testualmente si ascolta nel file audio. Il vastaso sarebbe il Commissario Straordinario, reo di redarguirla e richiamarla ai suoi doveri.
Appare paradossale che pur essendo il lavoro quasi finito in molti aspetti e che l’offerta formulata fosse oggettivamente economicamente vantaggiosa per l’ente, la dirigente del Servizio, ritenendo, falsamente, che tra Panassidi e il Commissario (vastaso) ci fosse una rapporto/una relazione/una conoscenza, si mette di traverso e fa uno sgarbo a Panassidi, confidando erroneamente di fare un torto al Commissario e quindi conseguentemente all’ente di cui è dipendente. Tra l’altro volendosi appropriare ingiustamente di un lavoro già fatto, generando un indebito arricchimento per l’ente e fors’anche del fornitore che futuristicamente potrà essere individuato, per fare, come detto, un lavoro già fatto e che sarà pagato presumibilmente ben oltre l’offerta di Panassidi, anche senza effettuare gran parte del lavoro atteso che ci sarebbe ben poco da fare.
Ma poi che c’azzecca Panassidi col Commissario? Forse perché quando al Parco non funzionava quasi nulla del sistema informatico e telefonico il Commissario si è rivolto a lui (con un intervento gratuito), non fidandosi degli uffici interni che non hanno mai risolto i problemi? O perché ha proposto, successivamente, soluzioni notevolmente più efficienti ed economiche per il Parco? Qualcosa non quadra.
Sbobiniamo adesso i file audio, che ci hanno recapitato e che rimangono a disposizione delle autorità:
«Bruno: “Spera che se ne vada a fanculo (il commissario – ndr). Devi pregare questo che si leva. Dipende da quanto è vastaso lui (il Commissario) quello che farò io […] , all’obiezione di Panassidi che ritiene che nessuno può fare un preventivo così basso come il suo la Bruno risponde che sarà lei a decidere e si pone come se fosse la padrona del vapore, io posso accorgermene come posso non accorgermene che ci sarà una differenza tutto dipende, io sto facendo una cosa né per Panassidi, né per l’ente, sto facendo una cosa per Riggio. Sondo il mercato in attesa “ca poi videmu”, la prima attesa è che se ne va a fanculo pure lui (sempre il commissario), devi pregare questo che se ne vada a fanculo, Politicamente avevo pensato pure io di fare qualcosa, io volevo chiamare ( e fa il nome di un deputato, per rimproverarlo), “ma tu ti rendi conto questo pazzo che ci avete mandato”, ci sono andata vicino vicino (a chiamarlo). Ma io ho un’exit strategy.
Panassidi: “Quindi ci vado di mezzo io? Mi pare che io mi sono comportato sempre bene “
Bruno: “Mi dispiace per te, ma sono con le spalle al muro. Non ho alternative. Le offese ormai sono arrivate a livello…”
Spina: “Ormai è archiviato (questo fatto, come dire la decisione è presa) […] e mi stava anche bene (quello che avevamo programmato), facciamolo il Prox Mox (conferma sostanzialmente che l’ordine verbale del lavoro poi eseguito dal Panassidi era reale) […] ma entra anche lui (sempre il Commissario) a gamba tesa pretestuoso per attaccare la persona […], se viene il nuovo direttore e porta un’altra ditta io giocoforza ci mettiamo d’accordo, se questo nuovo direttore decide di continuare “u travagghiu” approvando quel preventivo che hai portato u fai tu u travagghiu, perché io lo so il lavoro che hai fatto in anticipo, io sono qua per guadagnarmi lo stipendio tu fai il lavoro e devi essere pagato.Ma in sostanza operano al contrario.
Panassidi in conclusione: “Quello che non riesco a concepire che questa cosa sia fatta su un lavoro già fatto”».
Cosa emerge da tutto questo? Che la gestione di un ente pubblico come il Parco sia nella disponibilità e nei capricci personali, per usare un eufemismo. Loro decidono. Loro assegnano. Loro fanno e disfanno decidendo dell’altrui sorte. Questo perché? Perché, azzardando un’ipotesi, un terzo estraneo alla vicenda dà fastidio a chi forse era male abituato e senza controllo? Sono questi quelli che genericamente possono definirsi atteggiamenti mafiosi? Ma questo aspetto lo lasciamo alla valutazione degli organi giudiziari, ai quali Panassidi si è rivolto già.
Naturalmente, ripetiamo, tutto quello scritto, successivamente, è il riporto fedele di una documentazione audio già in nostro possesso. Abbiamo per la verità, altra copiosa documentazione, delicatissima, su questa e altre vicende che stiamo esaminando accuratamente.
Ebbene si. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora, al fine di assegnare questi personaggi al plotone d’esecuzione, politico, giudiziario, penale, amministrativo e contabile.
L’assessore Savarino, in una intervista rilasciata a questa testata [PARCO DELL’ETNA, NE ABBIAMO PARLATO CON L’ASSESSORE SAVARINO], afferma di avere cercato di risolvere le criticità con le recenti nomine di presidente e direttore-pro-tempore. Ma non è assolutamente così. A nostro avviso bisognerebbe adottare soluzioni radicali, sic stantibus rebus, con personaggi competenti e coraggiosi. Ma come sempre, la politica è malata d’inedia e quindi la mano passa inequivocabilmente, e come avviene sempre più, alle autorità competenti, che la sostituisce, occupandone il vuoto che lascia.
Ecco l’esposto dell’ing. Giuseppe Panassidi, depositato alla Procura della Repubblica:



