
di Luigi Sapienza, storico dell’arte –
A seguito dei recenti avvenimenti politici che hanno scosso il Comune di Paternò, potrebbe profilarsi la possibilità di
procedere con le necessarie operazioni di ripristino e tutela della Fontana della Regione [come di tutte le sorture e atti illegittimi -ndr] opera monumentale che, come si ricorderà, subì nel corso del 2022 un intervento di cosiddetta riqualificazione altamente intrusivo, decretandone ad oggi l’alterazione delle funzioni.
Infatti la giunta appena rimossa si impuntò su una scelta quanto mai opinabile di rifunzionalizzazione dell’opera,
ovvero la trasformazione da fontana in semplice monumento asciutto, eliminando non solo le parti tecniche che ne
permettevano l’esercizio (la vasca di raccoglimento e un impianto idraulico organico e sufficiente) ma progettando un
vero e proprio dissezionamento del complesso artistico, con la traslazione dei pannelli musivi dai supporti cementizi
originari (che sarebbero stati demoliti) a nuove installazioni arbitrarie basate su un disegno del tutto lontano da quello esistente.
Poiché tale insensato e irricevibile progetto venne subito duramente contestato da società civile, associazioni culturali e opposizioni politiche, producendo un rilevante rumore, quando le ruspe erano già pronte a fare a pezzi la fontana nell’aprile 2022 la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Catania (che deteneva e detiene tuttora il vincolo sull’opera in questione) finalmente intervenne con la redazione di un documento (scritto dalla dott.ssa R.Carchiolo) che, pur concedendo la rimodulazione della balaustra della vasca di raccolta (la quale, si ricordi, non era parte artistica del monumento), specificava in modo incontestabile che si sarebbe dovuta mantenere la funzione di fontana del complesso monumentale con capillare presenza di ugelli e acqua, distribuiti in tutti i punti fondanti della composizione, e che tutte le parti strutturali in cemento (su cui i mosaici si trovano murati) non dovevano essere modificate. [prescrizione mai considerata con inedia successiva della Sovrintendenza – ndr]
Grazie a questo intervento, il Comune però fu costretto a fermarsi ed a riformulare il cantiere, e la struttura generale dell’opera non venne distrutta; ma si procedette ugualmente ad un azzeramento di fatto del gioco d’acqua, non prevedendo una vasca di raccolta dell’acqua, rendendo percorribile lo spazio tra sculture e mosaici come fosse un marciapiede e riducendo gli ugelli, senza alcun senso tanto tecnico quanto scenico, a una misera fila rasoterra, alla spalle del gruppo bronzeo delle ninfe. Inoltre, i mosaici vennero sì restaurati, ma sopra ogni parte in cemento che li sorregge furono applicate delle cornici in ferro ossidato, assolutamente decontestualizzate ed inadatte a tali manufatti, perché generano un ulteriore problema di manutenzione in quanto, esposte agli agenti atmosferici, rilasciano un percolato che macchierà i mosaici sottostanti. Pertanto, il risultato fu l’annullamento della fontana e la sua trasformazione in struttura asciutta, con l’inserimento di alcuni elementi di disturbo estetico e funzionale.
Non si finirà mai di biasimare la Sovrintendenza di Catania, a questo punto della vicenda, per non avere mai, in alcun modo, minimamente contestato questo risultato finale, in palese contraddizione rispetto alle sue stesse raccomandazioni, e nonostante le ripetute pressioni arrivate da cittadini, associazioni, nonché dal sottoscritto tramite interventi su giornali e web.
Adesso, data la situazione, potrebbe essere il momento per ridare dignità e funzionalità a questo pregevole monumento plastico
ed architettonico, ricostruendo una vasca di raccolta, dotandola di un vero e nuovo impianto idraulico e rimuovendo le cornici di
ferro ossidato prima che rovinino irrimediabilmente i mosaici.