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I CANNOLI DI CUFFARO OGGI

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da Palermo Giovanni Coriolano

La vicenda che da qualche giorno scuote alle fondamenta le istituzioni regionali potrebbe essere la trama di un thriller scritto da un autore che raccoglie in se le peculiarità di Agatha Christie, James Patterson, Dan Brown e John Grisham, solo per citarne alcuni dei più popolari e creativi autori di libri di successo.

Ma purtroppo è la triste e cruda realtà !!! Ancora una volta la Sicilia ritorna agli onori delle cronache per vicende che scuotono profondamente la società, che pongono interrogativi atavici sulla possibilità, sempre più remota, di un riscatto e di un cambiamento, auspicato solo a parole, ma mai effettivamente perseguito, dove le persone per bene, i professionisti seri, la gente che lavora con abnegazione, i giovani che studiano, i nostri migliori talenti, la gente comune, che sono la maggioranza, sono le vittime sacrificali di avidità, brama potere, clientele diffuse, tangenti, turbative di ogni genere, pubblici ufficiali infedeli, per non parlare di altro. 

Ancora una volta l’attore principale è Totò Cuffaro, in arte “Totò Vasa Vasa” e il suo cerchio magico, che ritornano ad essere i protagonisti di un ennesimo, disgustoso, scandalo, che francamente ci saremmo risparmiati volentieri.

Come è noto, Totò Cuffato, da Presidente della Regione Siciliana, tra altri comportamenti censurabili, commette una serie di reati più gravi, per i quali gli viene comminata una condanna definitiva a 7 anni di reclusione, di cui ne sconta poco meno di cinque, per i reati di favoreggiamento personale, rivelazione di segreti di ufficio, aggravato da collusioni con la mafia. Nel dicembre 2015 esce dal carcere ed inizia un percorso, che oggi appare evidentemente solo di facciata, che lo porta, nel settembre 2022, alla riabilitazione.

Annuncia platealmente di non voler tornare a fare politica e di volersi dedicare al volontariato in Burundi, ma nel frattempo, nel 2020, fonda la Nuova Democrazia Cristiana, e inizia nuovamente la scalata al potere, che in parte gli riesce in Sicilia, ma che non fa breccia, significativamente, nel resto d’Italia, nonostante il suo attivismo. Nel 2022, dopo la agognata riabilitazione, ne diventa Segretario Nazionale, e ritorna in pieno a fare politica, da protagonista, nonostante sia fuori dalle istituzioni, personalmente.

Ma oggi sappiamo grazie alle intercettazioni del ROS, al di la delle annunciazioni ipocrite, Totò Cuffaro bramava tornare ad essere protagonista attivo della politica siciliana e fors’anche nazionale, e per questo ha messo in campo una serie di pratiche proprie della peggiore politica, quella malata, quella collusa, fatta da presunte  corruzioni, di scambio di favori, di distorsione del sistema a beneficio degli “amici”, delle nomine clientelari, alle trame di potere, di tragedie, di ritorsioni nei confronti di chi non si piega al sistema, suo e dai suoi sodali messo in atto.

E proprio per questo recluta i peggiori, spesso già suoi ex collaboratori, nella prima parte della sua vita, collaborandolo supinamente, come il fido Vito Raso (ma non è il solo), lo hanno aiutato, assecondandolo, a finire dietro le sbarre. Ma al contempo cercando di coinvolgere anche persone notoriamente per bene, seri professionisti, specchiate personalità, da utilizzare come scudi umani per la sua rinnovata e  legalità, per il suo presunto riscatto che oggi scopriamo di facciata.

Noi siamo garantisti, e crediamo che la giustizia deve fare il suo corso, e guardiamo con attenzione ai magistrati in attesa che facciano il proprio lavoro e definiscano i profili di eventuale responsabilità, penale, che potranno emergere. Ma noi qui vogliamo sottolineare gli aspetti politici e sociali della vicenda.

Ciò non di meno non possiamo non provare disgusto per le pratiche messe in atto, per le parole proferite, per i giudizi espressi verso questo o quel concorrente politico, per tutta una serie di pratiche che fanno emergere un modello di gestione della cosa pubblica inqualificabile, putrido, marcescente, in cui la cura dell’interesse pubblico, la soddisfazione di interessi collettivi, sono praticamente solo un orpello fastidioso, nel cui contesto paradossalmente sembrerebbero coinvolti alcuni soggetti politici verso cui Cuffaro rivolge giudizi impietosi solo perché, a suo dire, non gli davano lo spazio di gestione preteso, di un modello oggi evidentemente emerso come malverso e che meritava, a suo diritto ogni gestione, in ragione del consenso conseguito. Chissà come.

Invero con numerosi nostri articoli avevamo già tempo fa posto l’accento su tutta una serie di questioni riguardanti la gestione, per esempio, dell’Assessorato regionale della Famiglia, da parte di Cuffaro direttamente, della Albano e dei loro cortigiani. Oggi nel rivendicare la paternità dell’intuizione avuta ante litteram, confidiamo che qualcuno continui a scava, approfondisca, trovi riscontri, utili a svelare la verità. Magari senza trascurare l’altro Assessorato regionale in mano alla Democrazia Cristina, la Funzione Pubblica e la gestione del Personale Regionale. In realtà adesso appare, in tutta la sua evidenza, che questi sono, tra gli altri, i feudi attraverso i quali Cuffaro ha potuto rimettere in moto la malefica macchina , fatta di malaffare, inciuci, truffalderie di varia natura.

Ma da non trascurare la Sanità (regno indiscusso del Cuffaro pensiero) e la gestione delle Azienda Sanitarie ed Ospedali, la liquidazione delle IPAB siciliane, l’Agricoltura e la gestione dei Consorzi di Bonifica, l’informatizzazione, la digitalizzazione e la dematerializzazione, delle ASP Siciliane e del Comune di Palermo (su cui pare si stia ancora indagando), la Protezione Civile ed i suoi succulenti appalti, e tanto altro ancora.

Del resto non siamo noi a tracciare il profilo, che viene descritto nelle carte di Totò Vasa Vasa redento (?), individuato dalla Procura di Palermo, come il Capo di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata a distorcere il buon andamento della pubblica amministrazione. Praticamente, cosi come tracciato dalla procura, sembrerebbe che l’octopussy cuffariano, dal 2020 (fondazione della NDC) via via si è sempre più infiltrata negli ambiti vitali della pubblica amministrazione regionale per trarne linfa utile ad aumentare il consenso ed a trarne guadagni di varia natura.

Però, stante che dell’inchiesta in corso e dagli altri fascicoli aperti, è stato disquisito su ogni testata giornalistica regionale e nazionale, noi vogliamo concentrarci su altro. In particolare non possiamo non porre l’accento sull’uomo Totò Cuffaro, cinico, senza scrupoli, incapace di veri sentimenti umani, pronto a passare sul cadavere di chi ha fatto dei valori dell’onestà, della rettitudine e della trasparenza, una regola.

A ben vedere, oggi, finalmente, viene svelata la personalità di un uomo, capace, col suo finto perbenismo, la sua formazione salesiana, il suo profilo di cattolico praticante, con il suo affettuoso atteggiamento di facciata, di far capitolare anche i  giudici del Tribunale di Sorveglianza di Palermo, che hanno visto in lui un uomo nuovo, al punto da concedergli la riabilitazione e quindi la possibilità di godere nuovamente dei diritti civili e politici, che oggi sembrerebbe dimostra di non meritare. 

Noi indubbiamente non abbiamo alcuna intenzione di dire, oggi, che tutti gli elettori della Democrazia Cristiana siano conniventi con il modello Cuffaro, e nemmeno che tutti i vertici del partito siano l’espressione del modello messo in atto dal Cuffaro pensiero, ciò non di meno non possiamo non chiederci come sia stato possibile che una cosi nutrita schiera di elettori, e di funzionari di partito, non si siano mai accorti di nulla. Ma di certo ci sentiamo di dire che occorrerebbe fare una profonda riflessione sulla opportunità che la NDC rimanga, nelle istituzioni, a rappresentare la collettività e l’interesse pubblico. 

Del resto il nostro referente palermitano, che ci ha assistito nella redazione di numerosi articoli su Cuffaro e la sua allegra brigata, ci ha sempre messo in guardia, e detto, che di Totò Vasa Vasa non ci si può fidare. Che era ed è un caimano, e che dietro al suo rubicondo sorriso e ad in suoi abbracci e baci, si nascondeva e si nasconde, da sempre, un cinico dalla personalità fredda, calcolatrice, e deviata verso comportamenti che non avevano e non hanno a cuore l’interesse pubblico e collettivo. E che la sua creatura, la NDC, era solo lo strumento per concretizzare un progetto che aveva ben poco dello spirito che dovrebbe animare un partito di sani valori.

Oggi registriamo che la politica regionale è sbalordita, sbigottita, disorientata e che la Giunta Straordinaria di ieri ha partorito un topolino, con una serie di provvedimenti volti a rimuovere, meritatamente, dei dirigenti (Letizia Di Liberti – Famiglia, Giovanni Tomasino – Consorzio di Bonifica, Alessandro Caltagirone – ASP di Sr) perché sono stati infedeli, riservandosi di valutare il comportamento di altri, al momento solo citati nell’inchiesta, ma non ancora inquisiti. Ciò non di meno ci sembra una toppa rispetto alla intera vicenda che ci restituisce uno spaccato di un malaffare diffuso, in cui il vero protagonista è la Politica. Perché se è vero che la burocrazia gestisce è altrettanto vero che è la politica che sceglie, nomina, e foraggia solo i burocrati fedeli. È ormai ben noto che in Sicilia ci si sforza non per scegliere i migliori ma i più devoti e i più disponibili alla genuflessione, alle richieste malsane ed ai desiderata della mala politica.

Occorre quindi a monte riformare innanzitutto la politica, ribaltandola verso una assoluta meritocrazia. Che oggi sembra, dallo spaccato che emerge e dai soggetti coinvolti, sia fortemente inquinata da idee malsane, modelli perversi, pratiche inqualificabili, non più accettabili, che solo in pochi osteggiano e combattono, per propria convenienza personale e di carriera.

Dobbiamo, adesso più che mai, avere il coraggio di staccare la spina ad un sistema che non cura l’interesse collettivo, che non si cura del benessere della collettività, premia i peggiori, e che si adopera solo per interessi personali.  E se non si avrà il coraggio di farlo la politica dovremmo farlo noi cittadini, con nuovi Vespri Siciliani, con il nostro voto, che ancora oggi rappresenta l’unico strumento per mandare a casa personaggi che non meritano rappresentare il popolo, chiedendo a gran voce che non vogliamo più assistere a questo scempio.

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