
Ecco l’intervento integrale del Presidente dell’ARS Gaetano Galvagno, che mostrando grande rispetto per l’istituzione, lascia la Presidenza al suo vice, esponente del movimento 5 stelle, Nuccio Di Paola. “Essendo il dibattito su di me – spiega – ritengo opportuno lasciare la presidenza a chi può maggiormente tutelare il ruolo di tutti essendo, peraltro, esponente dell’opposizione”. Poi si alza e va a sedere fra i banchi dei deputati, una scena mai vista prima a memoria d’uomo.
«Onorevoli colleghi,
HO programmato IN MANIERA TEMPESTIVA di dare alcune comunicazioni all’Aula dopo aver appreso, SOLO attraverso i social media, che alcuni colleghi ritenessero necessario che io riferissi al Parlamento sulle indagini che sta svolgendo la Procura di Palermo e che mi vedono coinvolto.
Non ho ritenuto di farlo nella seduta precedente, in quanto pensavo di dover rispettare il mio ruolo anzitutto non ABUSANDO di questa posizione mentre si svolge un’attività investigativa che non è conclusa, né formalmente né sostanzialmente.
Ognuno rispetta la propria funzione con la sensibilità istituzionale cui ritiene di doversi uniformare.
Io ho ritenuto che, in assenza di elementi conclusivi sull’attività d’indagine, anche il mio intervento pubblico in Aula potesse costituire una distorsione del sistema, perché nessun altro cittadino ha la MIA STESSA possibilità di rivendicare la correttezza dei propri comportamenti utilizzando come palcoscenico il Parlamento SPECIALMENTE DALLO SCRANNO PIÙ ALTO. Ed io Non mi sento minimamente diverso dagli altri, anzi…
Ciò nondimeno, poiché anche io OGNI TANTO leggo i giornali – direi quasi per fortuna- apprendo ciò che non è ancora nella mia disponibilità di indagato.
E sempre attraverso i social, ho anche compreso che non solo la stampa, che per carità fa il proprio lavoro, ha più informazioni di me ma in tanti hanno contezza di atti che dovrebbero essere sottoposti al segreto istruttorio ed invece circolano liberamente
Per quanto questa modalità mi rammarichi non è certamente la prima e non credo che sia l’ultima volta.
E pertanto ADESSO sento di potermi rivolgere ad ognuno di voi, RACCONTANDO NEI LIMITI DELLE MIE POSSIBILITÀ ciò che è accaduto sino a questo momento.
Nel gennaio di quest’anno ho ricevuto una proroga dei termini delle indagini preliminari in ordine a ipotesi di reato che, com’è previsto, in quella fase non vedevano contestato alcun capo d’imputazione provvisorio.
In buona sostanza: non sapevo di cosa si trattasse e non avevo avuto accesso a nessun atto, ma ho pensato – soprattutto nel rispetto del ruolo CHE RICOPRO – di volere comunque mettermi a disposizione dei magistrati PER COLLABORARE e ho chiesto di essere immediatamente interrogato PER DARE TUTTI I CHIARIMENTI POSSIBILI.
Non so, al buio, quanti altri lo avrebbero fatto. A questa mia richiesta è stato dato seguito il 24 maggio scorso con la notifica dell’invito e il 7 giugno sono stato ascoltato potendo evidenziare, sempre senza conoscere gli atti d’indagine, la liceità e la legittimità dei MIEI comportamenti, su tutto ciò che è stato richiesto di chiarire.
Non mi sono sottratto a nessuna domanda NEANCHE A QUELLE CHE NON FACEVANO PARTE DEL CAPO D’ACCUSA.
Come vi ho detto non voglio avere più diritti di qualsiasi altro cittadino sottoposto a indagini e, anzi, sento di avere maggiori doveri.
Insieme agli avvocati che mi assistono – e dai quali sono stato confortato – andrò serenamente avanti nella difesa tecnica della mia posizione.
RICORDO CHE QUESTO NON È UN TRIBUNALE E questa seduta non è un processo, è semmai l’occasione per ribadire ancora un volta – e con fermezza – che la funzione del presidente del Parlamento e DEL PARLAMENTO IN GENERALE in questi due anni e MEZZO non è mai stata messa a disposizione di alcun interesse PERSONALE, perché ispirata alla tutela del bene comune.
Questo Parlamento ha approvato numerose leggi a contenuto finanziario che hanno il complessivo valore di oltre 13 MILIARDI di euro, grazie alle quali – per due volte di fila nell’assenza del ricorso all’esercizio provvisorio – si è garantita la crescita economica della nostra Regione, il diritto delle imprese a interloquire con un’amministrazione capace di programmare i pagamenti, il diritto dei cittadini, anche dei più fragili, a ricevere assistenza e sostegno.
Siamo stati aperti AL CONFRONTO anche quando si è trattato di capire cosa andaSSE corretto.
Lo abbiamo fatto nell’ultima legge di bilancio, escludendo interventi economici a beneficio di associazioni e limitandoli agli enti pubblici, i quali soggiacciono alle regole della evidenza pubblica per l’impiego delle risorse.
Vi ricorderete che ho proposto ANCHE INSIEME AD ALTRI COLLEGHI nella redazione del maxiemendamento di fare in modo, per garantire la massima trasparenza, che ciascun intervento fosse accompagnato dalla sottoscrizione del deputato proponente.
Se POI penso agli Enti locali, lasciate che lo ricordi, mi viene anche in mente il lavoro fatto assieme al governo per alzare il livello del fondo a loro riservato e, su mia iniziativa, a costituirne uno ulteriore a disposizione di tutti i comuni, come IMMAGINO POSSA RICORDARE anche il presidente dell’Anci.
Sull’indagine non POSSO aggiungere ALTRO, esclusivamente per IL MIO doveroso rispetto degli Uffici giudiziari che stanno proseguendo la loro attività.
PRECISO CHE LA SEDUTA ODIERNA SIA ABBASTANZA irrituale PRIVA di qualsiasi formale richiesta di inserimento del punto all’ordine del giorno.
MA non solo non mi sono sottratto alla richiesta VIA SOCIAL di riferire in Aula ma io stesso ho deciso di trasformarla in un dibattito aperto, perché nessuno si sentisse privato della possibilità di dire la propria.
Ho grande rispetto del Parlamento, che è sintesi del principio democratico e del principio di rappresentatività.
Ho ascoltato gli interventi di tutti, anche quelli più accesi.
Onorevoli colleghi figuratevi se il mio problema possa mai essere di dimettermi da presidente dell’assemblea regionale siciliana.
NON SONO MAI STATO ATTACCATO ALLA POLTRONA E Prendo atto di chi mi chiede un passo indietro ma anche di chi invece me ne chiede due in avanti.
MA SE IO DOMANI DESSI SEGUITO A QUESTA AZZARDATA RICHIESTA FAREI VALERE UN PRINCIPIO MOLTO DISCUTIBILE CHE FAREBBE PREVALERE UN POST SU INSTAGRAM O UN ATTACCO IN AULA SENZA LE REALI CARTI IN MANO SULLA COSTITUZIONE.
Io rispetto il pensiero di tutti, Ma RICORDO E SOTTOLINEO CHE STIAMO PARLANDO DI UNA INDAGINE ANCORA NON CONCLUSA e che in ogni caso semmai dovrà PASSARE DA UNO O PIÙ GRADI DI GIUDIZIO.
Non possiamo invocare le leggi secondo la convenienza del momento.
CONCLUDO COLLEGHI. Non CREDO possa esistere il rispetto di una istituzione senza il rispetto della nostra costituzione, che conosce i diritti ed i doveri di ogni cittadino e di chiunque svolga una funzione pubblica.
A quei principi mi richiamo, rivendicando sia i doveri del ruolo sia i diritti di ogni cittadino NON SOTTRAENDOMI MAI AL CONFRONTO E ALLE RESPONSABILITÀ».