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In politica il silenzio non paga. La lezione siciliana dei sondaggi

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In politica il silenzio non paga. In Sicilia la voce dell’informazione conta più di tutto

In un momento in cui gli equilibri politici in Italia stanno rapidamente cambiando, il vecchio adagio secondo cui “in politica il silenzio non paga” trova conferme sia nei dati nazionali sia nelle dinamiche più specifiche della realtà Siciliana. I sondaggi più recenti mostrano come il gradimento dei leader politici passi dall’informazione e influenzi non solo il consenso nei partiti, ma anche la percezione della capacità di rappresentanza soprattutto nei territori più attenti alle questioni locali e sociali.

La Sicilia, come spesso accade, riflette o addirittura anticipa quelle nazionali con dinamiche simili ma con sfumature proprie. Un sondaggio pubblicato il 18 dicembre 2025 da SWG  mostra che Ismaele La Vardera, volto emergente e professionista della comunicazione, ha registrato una crescita significativa nel gradimento tra gli elettori siciliani, con un consenso superiore rispetto a figure istituzionali più radicate come Renato Schifani.

Il dato è rilevante: La Vardera non è un leader politico, ma la sua crescita indica quanto carisma, presenza mediatica e un ruolo attivo nel dibattito politico locale, nelle inchieste possano trasformarsi in consenso reale. In altre parole, non essere silenti e restare allineati alle aspettative elettorali può produrre risultati, anche in regioni caratterizzate da forti dinamiche identitarie e territoriali come la Sicilia.

I dati nazionali e quelli specifici siciliani fanno emergere un concetto essenziale: il gradimento dei politici non dipende solo dalle appartenenze partitiche, ma dalla capacità di parlare, spiegare, e confrontarsi con i cittadini su temi concreti. I leader percepiti come più “presenti” e protagonisti del dibattito pubblico, non come figure distaccate o silenti, tendono ad accumulare più fiducia.

Questo vale ancora di più in contesti come quello siciliano, dove la politica è strettamente connessa alle questioni sociali, economiche e ai problemi reali delle comunità. I leader che scelgono di restare in silenzio, senza visibilità o iniziative politiche forti, rischiano di perdere terreno sia nei confronti di concorrenti territoriali sia rispetto ai trend nazionali.

In quest’epoca in cui informazione, consenso e azione politica si intrecciano strettamente, il silenzio non paga e sondaggi più recenti confermano che il gradimento dei politici è lo specchio dell’efficacia comunicativa e della capacità di essere protagonisti nel dibattito pubblico e sul web. In particolare in Sicilia, dove nuove figure emergono e i vecchi leader devono costantemente rinnovare il proprio rapporto con l’elettorato, essere presenti, chiari e propositivi rappresenta oggi un vantaggio competitivo quasi obbligato e in Sicilia più che altrove vale una regola crudele: chi tace scompare. La politica isolana non perdona l’assenza, non giustifica il silenzio, non premia l’attendismo. E, come detto, i sondaggi più recenti sul gradimento lo confermano con chiarezza.

In una terra segnata da crisi strutturali, sfiducia nelle istituzioni e una memoria lunga delle promesse mancate, il consenso non è mai automatico. Si conquista giorno per giorno, parola per parola. Chi non parla, chi non prende posizione, chi resta chiuso nei palazzi, viene rapidamente percepito come irrilevante.

Il dato, quindi, che emerge con forza dalle rilevazioni demoscopiche è semplice: i siciliani premiano chi si espone. Non necessariamente chi governa, ma chi appare presente, riconoscibile, coerente, chi meglio comunica, chi ha è prima di tutto relazione diretta, social, con l’opinione pubblica.

Presidenti, assessori, deputati regionali: il gradimento cresce quando la politica entra nel dibattito, quando affronta i temi caldi, senza nascondersi dietro comunicati anodini o silenzi strategici. Al contrario, chi sceglie la linea della prudenza estrema o del basso profilo comunicativo paga un prezzo immediato in termini di consenso, fino a scomparire.

Attenzione però: non si tratta di propaganda o slogan. I siciliani distinguono tra parlare e parlare a vuoto. Il gradimento premia chi comunica bene, chi mostra una visione, chi dimostra di conoscere i problemi dei territori. Il silenzio, invece, viene associato a incapacità o mancanza di coraggio.

In una regione segnata da scandali, commissariamenti, scioglimenti e crisi amministrative, la richiesta di chiarezza e verità è diventata una domanda politica primaria. Tacere, oggi, equivale a perdere credibilità. In tutto ciò l’informazione, che critica, ironizza, conduce inchieste, riveste un ruolo fondamentale, e i cittadini lo hanno percepito.

La lezione che arriva dai sondaggi è netta, in Sicilia non vince chi si nasconde. Non vince chi aspetta che passi la tempesta. Non vince chi governa senza spiegare. La politica siciliana ha bisogno di politici che parlino, che prendano posizione, che si assumano il rischio, anche dell’impopolarità, pur di non essere invisibili.

Perché nell’Isola il consenso non si conserva con il silenzio. Il silenzio non paga mai. In Sicilia, meno che altrove.

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