
di Ado Mex
La Sicilia cambia pelle. Quella che fino a ieri era soltanto un’ipotesi tecnica, un argomento da giuristi e da conferenze parlamentari, oggi entra nella storia: il Senato ha dato il primo via libera alla norma che introduce il deputato supplente all’Assemblea Regionale Siciliana.
Una modifica statutaria che tocca il cuore del potere politico isolano.
Una riforma che nessuno può considerare neutra.
Una scelta che divide, incendia il dibattito, e ridisegna la mappa del potere a Palazzo dei Normanni.
LA NUOVA SICILIA: L’ASSESSORE NON SARÀ PIÙ DEPUTATO
Fine del “doppio incarico”.
Da quasi 80 anni la Sicilia aveva un’anomalia: l’assessore regionale, nominato dal Presidente della Regione, era contemporaneamente anche deputato dell’ARS.
Ora non più. Scatta la sospensione automatica: chi entra in Giunta lascia lo scranno parlamentare. Al suo posto subentra il primo dei non eletti: il supplente. Una rivoluzione? Sì. E non solo simbolica.COSA SUCCEDERÀ ADESSO: FINO A 12 NUOVI DEPUTATI IN AULA
Con l’entrata in vigore della nuova regola, l’ARS potrebbe vedere l’ingresso immediato di: 7–12 nuovi deputati,
tutti “ripescati” dalle liste come primi dei non eletti, con i deputati-assessori sospesi ma pronti a rientrare, se e quando lasceranno la Giunta. Un meccanismo che cambia equilibri, aritmetiche, dinamiche di coalizione e persino strategie per futuri posizionamenti.
COSA RESTA IN SOSPESO: I SOLDI E LO STATUS GIURIDICO
La legge statale approvata al Senato impone alla Sicilia di legiferare subito su un punto chiave, lo status economico e giuridico del deputato sospeso.
UNA DOMANDA RESTA SUL TAVOLO
È una riforma di modernità istituzionale — come dice il governo — o un nuovo cantiere politico aperto per moltiplicare ruoli e pedine nelle liste elettorali?