
Oggi si è aperto un diffusissimo dibattito per un video pubblicato su Facebook, presuntamente lesivo nei confronti del sindaco di Paternò Nino Naso, che pochissimi, peraltro, hanno visto. Riteniamo quindi di fare il punto su cosa vuol dire satira, toccando anche gli aspetti giuridici.
La satira è genere letterario che, attraverso la derisione e l’ironia, prende di mira difetti o ingiustizie sociali, politiche e morali, mette in luce le contraddizioni e le scorrettezze, inducendo il pubblico a riflettere e a cambiare idealmente.
Ironia: dice, a volte, anche il contrario di ciò che pensa l’autore per evidenziare l’assurdo. Parodia: imitazione comica di un genere o di un autore. Iperbole: esasperazione di un difetto o di una situazione. Sarcasmo: critica pungente, spesso mordace. Metafora e simbolismo: allegorie per veicolare il messaggio in modo più sottile. Sono gli aspetti fondanti della sublime arte della satira.
La satira è un’arma a doppio taglio, da un lato diverte, dall’altro scardina ingiustizie e ipocrisie. Il suo valore critico sta proprio nella capacità di stimolare riflessione e, talvolta, cambiamento, da duemila anni, viene messa in campo per stimolare la coscienza civile, serve ad offrire con sollievo emotivo ridendo delle contraddizioni, cioè, smascherare il potere e le sue degenerazioni, ma anche chi ciurla nel manico presentando un’immagine di se o della propria organizzazione mistificata. La satira serve a promuovere i cambiamenti nei costumi e il risveglio della coscienza pubblica.
Il tema giuridico riguarda la distinzione tra satira e diffamazione che è un tema complesso, spesso al centro di dibattiti legali e culturali. La satira è un genere di comunicazione che utilizza l’ironia, l’esagerazione e il sarcasmo per criticare o mettere in ridicolo comportamenti, istituzioni o personaggi pubblici. D’altra parte, la diffamazione implica la comunicazione di false informazioni che ledono la reputazione di una persona. Quindi sottolineare che dire la verità è un discrimine fondamentale.
La Corte di Cassazione ha fornito indicazioni importanti sul tema, cercando di bilanciare il diritto alla libertà di espressione con la necessità di proteggere la reputazione delle persone. Alcune delle considerazioni principali: La satira può essere giustificata se si tratta di critiche a personaggi pubblici, in quanto il diritto a esprimere un’opinione critica su costoro è spesso ritenuto superiore al diritto all’onore. Se la satira, però, supera determinati limiti, diventando aggressiva o infondata, potrebbe configurarsi come diffamatoria.
Anche la Corte ha sottolineato che la verità dei fatti ai quali si riferisce la satira è un elemento fondamentale. Tuttavia, nella satira, anche un’affermazione non completamente veritiera, se espressa in un contesto satirico, può essere tollerata.

Interessante leggere questa recentissima sentenza che consegna definitivamente a tutti quali sia la direzione giuridica.
Con la sentenza n. 11571/2025, la Quinta Sezione della Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna per diffamazione aggravata pronunciata nei confronti di un cittadino che, mediante un post su Facebook, aveva criticato aspramente l’operato dell’amministrazione comunale della sua città. L’intervento, seppur veemente, è stato ritenuto rientrante nei limiti del diritto di critica politica. “Ai fini della scriminante del diritto, scrive la Corte, di critica politica, la Corte ribadisce che anche espressioni aspre, se connotate da una chiara finalità di dissenso e fondate su un nucleo fattuale, non oltrepassano i limiti della continenza. L’aggettivazione forte e l’iperbole possono essere tollerate nel dibattito pubblico, soprattutto quando riguardano soggetti che ricoprono cariche istituzionali e l’oggetto della critica attiene – per i personaggi pubblici o esposti al pubblico – a questioni di interesse collettivo”.