
di FRANCESCO FINOCCHIARO.
Siamo alle solite, in estate la produttività urbanistica di Paternò registra un’accelerazione.
Il caso Milano sembra lontano, gli arresti, le polemiche, le discussioni televisive sembrano non riguardare la cittadina etnea. Ma ad essere sinceri, questa è la città che ha sperimentato più volte l’urbanistica creativa, quella che realizza volumetrie residenziali e commerciali ovunque, quella che usa le aree a servizio pubblico per “inventare” nuovi scenari.
La mafia non uccide d’estate (era il titolo di un film, l’urbanistica si. Tra luglio e agosto spuntano all’improvviso varianti al Piano Regolatore Generale che oggi si chiamerebbe PUG. All’improvviso germogliano come funghi dopo la pioggia, nei terreni più impensati, circondati da un silenzio collettivo, quasi imbarazzante. Ancora una volta, ancora un tentativo. Che poi, dopo le innumerevoli missive dell’Assessorato Territorio e Ambiente, sembra quasi un accanimento terapeutico.
Riordiniamo le idee.
Prima di fare varianti bisogna provvedere alla revisione del PRG con un nuovo PUG. La regione Siciliana concede contributi per questo lavoro necessario ma l’amministrazione nemmeno li chiede. Quindi accampa la solita scusa ormai dal 2008. Sono passati tanti anni, e ogni volta il mantra recita cosi: costa troppo, non abbiamo i fondi e ci vogliono almeno dieci anni per elaborarlo. È stato detto tante di quelle volte che ormai lo sanno pure le “rane”.
Ovviamente è una scusa per non farlo, una scusa per giustificare l’anarchia urbanistica, per scovare tra le pieghe delle norme gli strumenti per fare i furbi. A discapito di tutti, della comunità, dell’ambiente. Ovviamente con la complicità – consapevole e inconsapevole – di tanti attori della filiera: politici, imprenditori, tecnici pubblici e privati. E come sempre a questa gente, queste parole sembreranno follia ingiustificata, come se l’obiettivo fosse non fare, non trasformare il territorio, ecc..
Tra sorrisi e minacce velate, tra diffamazioni sotterranee e isolamenti vari, questi uomini “bravi” pensano di agire in città come fossero a casa loro. Ma a guardarsi in giro non sono soli. Di questi tempi, tanti, si improvvisano per strada, realizzando ogni forma di anarchia commerciale, giustificata dalla necessità di fare qualcosa. Giusto ma si potrebbe fare tanto, dentro uno scenario più coerente con le norme. È questa la grande piaga in città, in ogni settore tutti fanno di testa loro. Non c’è un governo del territorio, in termini di sicurezza, di rete commerciale, di ambiente, di servizi, ecc. ecc..
La politica sembra più interessata ad altro, le faide interne di tanti partiti ne sono la prova.
E chi prova a sfilarsi dal gruppo, cominciando a smarcarsi dal silenzio complice, viene apostrofato o isolato. Avviene ovunque anche se tutti minimizzano e nascondono la polvere sotto il tappeto. La prova di tutto ciò è evidente, basta ascoltare con attenzione il “silenzio” su ogni argomento, a parte qualche partito che ha cambiato la sua missione in città: ormai è interessato solo a proporci sui social la rassegna stampa delle vicende palermitane. E si vede che non vede altro in città.
Poi ci sono – sempre della serie, facciamo silenzio – quelli che coltivano i fiori e nel frattempo gli stanno costruendo le villette sotto il sedere, consumando suolo, privandoli di servizi. Ma anche in questo caso tutti buoni, meglio pensare ad altro. Questi sono quelli più simpatici, perché poi mandano messaggi privati come fossero sbigottiti. Aspettiamo la loro reazione con ansia.
Torniamo al caso Milano, io direi caso Paternò, meglio dire caso terreno destinato a verde pubblico, parcheggi e servizi adiacente all’ex Macello, che qualcuno vuole trasformare in altro, poco compatibile con il sottosuolo archeologico e idrico. Lo abbiamo scritto più volte in questi anni, lo abbiamo spiegato a più riprese ma qualcuno continua a collocare vecchi disegni e procedure obsolete nello stesso terreno.
Per l’ennesima volta cerchiamo di spiegare come sarebbe meglio fare. Prima di tutto se volete spostare aree pubbliche da un’altra parte – perché non si possono azzerare gli spazi a standard previsti – bisogna revisionare il PRG oggi PUG per intero. Vediamo se è chiaro? In ogni caso, l’area in questione impone un piano attuativo che riguardi non una parte ma l’intero comparto, anche a iniziativa privata. Quindi le due grandi proprietà si devono mettere d’accordo. Vediamo se è chiaro? Poi, anzi prima, bisogna rilevare le presenze si reti idriche storiche (archeologiche) e pensare che quell’area è funzionale in termini di sicurezza urbana per tutto il centro storico e dell’area di Monte Cenere; area fragile in caso di sisma. Nello stesso tempo, bisogna valutare che l’area è strategica per i parcheggi alla scala urbana, non solo di quartiere, che la stessa è il terminala del sistema:Stazione San Marco, Salinelle (parco urbano- naturalistico e archeologico), ex velodromo, campo di calcio, ex macello. E non è poco. Quindi l’area deve essere dedicata a funzioni collettive, con una quota di premialità residenziale che deve essere governata da un piano a iniziativa pubblica o quanto meno mediato tra pubblico e privato. Non entriamo nei tecnicismi ma cosi non va.
Quindi riepilogando, non stiamo dicendo che non si può fare nulla ma che le cose devono essere fatte bene.
In caso contrario – al netto delle smorfie stizzite di qualche furbetto – bisogna prendere atto che un motivo per cui da quelle parti non si è mai fatto nulla ci sarà. Ci aspettiamo il ritiro della proposta di variante puntuale (scherzosamente presentata ai sensi dell’art. 26 comma 3 della L.R. 19 del 2020) per riparlarne più seriamente. Dico scherzosamente perché la L. R. 19/20 è quella che obbliga i comuni a redigere i PUG, forse bisognava leggere qualche articolo prima per capire. Vecchie logiche, vecchi progetti, vecchie fantasie. La magistratura milanese potrebbe venire a Paternò a fare una visita estiva. Ma a noi Milano ci fa un “baffo”. E ora vediamo le reazioni di ambientalisti, idealisti, fiorai, untori, moralisti e monopolisti della legalità. Non vedo loro di “partecipare” questo sentimento.
