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TRANTINATE. EPPUR SI MUOVE. Continua… la stura che abbiamo avviato

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La nostra non è, non è stata e non sarà una campagna contro Trantino, è una lotta di buonsenso, di questo personaggio che è assurto a sindaco di Catania, dopo l’esperienza fallimentare come assessore all’urbanistica nella giunta Pogliese. Una scelta sciagurata? Due giorni fa abbiamo fotografato lo status quo e forgiando il termine TRANTINATE, che come abbiamo notato è stato molto apprezzato:

CATANIA: LE TRANTINATE D’AUTUNNO TRA SUPPONENZA E INADEMPIENZE

Oggi, infatti, leggiamo con molto piacere un post pubblicato sui social dal MOVIMENTO SICILIANO D’AZIONE, indipendentista, autonomista, federalista e meridionalista, che tra il serio e il faceto non le manda certo a dire. Trantino che si paragona a Agamennone lo fa assurgere a semidio, non attenzionando che proprio Agamennone, che sacrificò la figlia Ifigenia (Catania),  è stato poi ucciso dalla di lui moglie. Adesso ricerchiamo la moglie. Sarà proprio Catania?

La consapevolezza è che le TRANTINATE non finiscano mai, ma questo è altro tema. Non molliamo la morsa. E parte un altro sondaggio.

Intanto buona lettura:


TRANTINATE” IN AULA: AGAMENNONE, MULTISERVIZI E IL SINDACO FILOSOFO

Tra leadership, mitologia greca e il ritorno del prof. La Greca. Mentre i cittadini si chiedono quando verranno tappate le buche, quando i servizi comunali inizieranno finalmente a funzionare e non saranno solo bollette da pagare senza contropartita, il sindaco Trantino, imperturbabile, ci spiega la città… in chiave omerica.

Catania non è più un Comune: è un teatro di tragedia greca, con il sindaco Trantino nel ruolo di Agamennone, gli assessori come coro tragico e i consiglieri comunali a metà tra Eschilo e Zelig.

Durante l’ultima seduta, il nostro Primo Cittadino Filosofo ha deciso di regalarci un momento di alta cultura, citando la guerra di Troia per spiegare — udite udite — la propria “capacità di leadership”.
Sì, ha proprio detto così: nessuno può dubitare della capacità di leadership di Agamennone, che, per ottenere “venti favorevoli”, decise di sacrificare la figlia Ifigenia.
Trantino, con tono grave e mano alzata, ha precisato che gli dei non gli hanno chiesto di immolare nessuno — e per fortuna, aggiungiamo noi, perché a Catania non è rimasto più niente da sacrificare, nemmeno la dignità amministrativa.

In aula si trattava di discutere di Multiservizi, ma il sindaco ha preferito navigare nell’Olimpo invece che nelle fogne otturate, parlare di venti mitologici invece che dei buchi nel bilancio. Un’ora di tragedia, con finale da farsa: il consigliere Bonaccorsi gli ricorda — tra le risate generali — che Agamennone finì accoltellato dalla moglie. Applausi, sipario, e Catania che intanto continua ad affondare come una nave senza venti favorevoli.

Ma il bello arriva dopo, con l’ennesimo mistero in salsa municipale: il ritorno (forse) del prof. La Greca, chiamato, pare, per “consulenze gratuite” che, chissà perché, gratuite non sono mai. C’è chi dice sia l’uomo dei miracoli, chi il sacerdote della burocrazia, chi semplicemente un habitué delle giunte (di ogni colore – ndr). Insomma: quando la città cade a pezzi, a Catania si richiama sempre un La Greca di fiducia (con Bisignani a corredo -ndr).

E intanto il sindaco-sceneggiatore continua a interpretare se stesso tra un dramma omerico e una puntata di Camera Café, parlando di “forza propulsiva dell’amministrazione” mentre i cittadini si chiedono dove sia finita l’elica.

Se l’Antica Grecia ha inventato la democrazia, la Catania moderna ha perfezionato la tragicommedia.
E se Agamennone sacrificò Ifigenia per far partire la flotta, Trantino pare disposto a sacrificare la pazienza dei catanesi per tenere a galla la sua nave. Sipario. Fine della tragedia (almeno per quella seduta).

Ma la vera perla arriva dopo, quando si torna a parlare della Multiservizi e del ritorno del professor La Greca: l’uomo che appare e scompare come un oracolo dell’amministrazione, pronto a “prestare servizio gratuito”… ma solo se il vento tira nella direzione giusta. Un altro capitolo della saga delle Trantinate: filosofia classica al posto dei bilanci, mitologia invece di manutenzione, oracoli al posto di risposte.

Nel frattempo, Catania continua a navigare tra discorsi epici e pozzanghere reali, con un’amministrazione che si crede flotta achea ma affonda come un pedalò alla Plaia. E mentre il sindaco parla di “forza propulsiva” e “capacità amministrativa”, i cittadini si chiedono se i venti favorevoli non siano quelli che spingono i catanesi… a emigrare.

Forse Trantino voleva dirci che governare Catania è come affrontare gli dei. Ma la verità è che qui gli dei hanno già cambiato canale. E noi restiamo a guardare le Trantinate in Aula (e non solo in aula – ndr), tra un sacrificio e una risata.

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