
«Voti e mafia, nuovo tsunami al comune di Paternò: un pentito fa dichiarazioni sul sindaco Naso», così intitola il quotidiano La Sicilia nell’anteprima online sulle dichiarazioni del pentito Sebastiano Di Mauro: “Dichiaro di essere a conoscenza dei rapporti fra il sindaco Nino Naso e gli esponenti della famiglia Morabito”.
Sebastiano Di Mauro, ammesso al programma di protezione in quanto ritenuto credibile, ha parlato di un appoggio elettorale da parte del clan Morabito tramite Salvatore Stimoli. Ha fatto ai magistrati una serie di nomi. E inoltre ha elencato una serie di eventi, “i mangiati elettorali” con la partecipazione di esponenti della famiglia mafiosa, ma anche di elargizioni per convogliare pacchetti di voti verso Naso. Dichiarazioni che potrebbero essere un riscontro ad atti già acquisiti nel processo. Così si legge nei verbali depositati questa mattina dalla Procura.
La questione del sostegno elettorale da parte di un clan mafioso, come quello dichiarato dal pentito, con riferimento a Nino Naso, è un tema di estrema gravità e rilevanza sociale. Questa persistenza di presunte collusioni tra politica e criminalità organizzata è un fenomeno che mina le basi della democrazia e compromette il normale funzionamento delle istituzioni.
Le dichiarazioni dei pentiti, in particolare quando si riferiscono a figure politiche, non possono essere sottovalutate. Esse offrono uno sguardo dentro un mondo opaco e complesso, rivelando dinamiche di potere che spesso non sono visibili al cittadino comune. Il fatto che un clan mafioso possa esercitare un’influenza così forte sulle elezioni e sull’andamento politico, anche indicando qualche amministratore da nominare, è una realtà pericolosa che va affrontata con urgenza e determinazione.
Va anche detto che l’attenzione mediatica su questi temi è fondamentale. Non solo per informare il pubblico, ma anche per promuovere una coscienza collettiva che possa combattere la corruzione conseguente all’infiltrazione della mafia nella politica. La cooperazione tra le forze dell’ordine, i magistrati, la stampa e la società civile è cruciale affinché si possano affrontare e disarticolare queste relazioni illecite, restituendo così dignità e credibilità alle istituzioni democratiche.
In questo contesto si innesta il discorso della responsabilità politica, che si somma a quello della responsabilità giuridica.La responsabilità politica, come si è accennato risiede nel fatto che ogni amministrazione è tenuta a “rendere conto” alla collettività che ne ha legittimato democraticamente l’autorità medesima.
Le due declinazioni della responsabilità – quella politica e quella giuridica – costituiscono, un fattore di garanzia e di rafforzamento del vincolo di legalità e di etica della pubblica amministrazione nei confronti dei destinatari degli atti amministrativi. Qui tutto ciò a Paternò non c’è stato.
Adesso, prima ne avevamo avuto alcuni sentori, ci spieghiamo l’avversione, nei confronti di chi critica, di certa politica, di certi burocrati a loro asserviti o di altri che invero ne condizionano ancora l’azione di questa amministrazione presieduta da Nino Naso, sin dall’insediamento.
Un’amministrazione ritenuta, come dire, esogena rispetto agli equilibri del buon governo, che pretende una stabilizzazione dello “status quo” pregno di tutti questi fatti di illegittimità diffusa che denunciamo da tempo.
Non volevano, certamente, che qualcuno mettesse le mani su queste carte, su ciò che avevano ordinato di fare, che avevano omesso di controllare e che stava portando il comune al fallimento politico, infischiandosi del fatto che le famiglie avrebbero potuto perdere il loro sostentamento vitale. il loro vivere civile. È una bomba sociale su un territorio che piange la mancanza di civiltà e democrazia reale.
Noi ci mettiamo la faccia (ma chi oltre noi?) e diciamo basta. Siamo qui a lottare per questi cittadini che devono trovare giustizia e serenità e che la considerazione che questi devono avere pubblicamente, non deve in alcun modo essere adombrata da chi governa la città, che nel concretizzare interessi per se o per “gli amici”, faccia considerare tutti i cittadini inconsistenti, se non addirittura inutili.
Questa è la sfida che ci siamo posti e che oggi lanciamo a tutti coloro i quali hanno interesse, sia politico, che burocratico o di conventicola politica a coprire questa mala-amministrazione, nella quale e in ruoli diversi, ne sono coinvolti, col rischio che potevano o possono fare, ma non fanno.
Ci pare oltremodo strano il silenzio della politica, che spesso straparla, rispetto al malcostume che è affiorato, sintomatico di un sistema diffuso nel nostro territorio.
Abbiamo assunto un obbligo morale e non ci fermiamo, malgrado le resistenze e le maldicenze ricevute. Siamo pronti col coraggio dei giusti a qualsiasi confronto, a qualunque battaglia, disposti a tutto. Lo facciamo per il senso di responsabilità e della verità.
La commissione d’inchiesta antimafia faccia tesoro delle denunce pubbliche, verifichi, analizzi, ascolti per poi decidere se questo comune debba essere sciolto per essere depurato. Per tutto questo siamo pronti a ogni collaborazione, con le autorità, per meglio definire i fatti che oggi appaiono gravissimi e che potrebbero portare alla scoperta di un vero sistema complesso e folle, assunto come costume.
“A volte fare del proprio meglio non è abbastanza, occorre fare ciò che è necessario”.