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🟥 Paternò, la resa dell’opposizione: “Non volevano andare a casa”. Ma ci sono andati lo stesso.

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di Redazione –

L’ultima stagione politica di Paternò non verrà ricordata per gli atti del Consiglio, ma per le assenze della politica, per scelte mancate, per le occasioni lasciate cadere.
E tra queste, la più clamorosa è la mancata firma della mozione di sfiducia all’ex sindaco Naso. Un gesto non fatto, una posizione non presa, che oggi pesa più di qualunque voto espresso in aula. Perché quella firma mancata ha marchiato a fuoco sette consiglieri d’opposizione: Salvo Tomasello, Ionella Catena, Gabriele Di Fazio, Michele Russo, Salvo Malerba, Lucio Cunsolo e Salvo Borzì.

La verità nuda? Volevano salvare la poltrona. Si può girare la motivazione in mille modi. Si possono trovare venti giustificazioni.  Ma la percezione che corre tra i cittadini è una sola, brutale: “Non firmarono perché non volevano andare a casa.

Solo che la storia è beffarda e ha deciso per loro, a casa ci sono andati lo stesso, con lo scioglimento per mafia. E ci sono andati con un biglietto di sola andata che oggi rende quasi impossibile immaginare un ritorno. Leggeremo le motivazioni allegate al decreto per conoscere l’incandidabilità che potrebbe essere comminata anche a qualche consigliere comunale.

Questa è stata un’opposizione che ha scelto di non opporsi. Quando Paternò aspettava un segnale, loro hanno esitato. Quando serviva coraggio, loro hanno scelto il “vediamo”. Quando la città chiedeva responsabilità, hanno preferito “non rischiare”. Il risultato? La città è stata travolta, il Consiglio sciolto, e loro, gli oppositori “prudenziali”,  sono rimasti impigliati nella rete delle loro stesse “non mosse”.

Oggi sono senza un ruolo, senza una linea, senza una narrativa. Il vero dramma politico per i sette non è solo la decadenza. Il vero dramma è ciò che resta, un’etichetta pesante, una reputazione incrinata, una reazione pubblica impietosa. Per molti, oggi rappresentano l’immagine plastica dell’opposizione che non si oppone, della politica che sceglie il galleggiamento, non il coraggio. Per questi sette il futuro appare così. 

Il popolo, in vista del nuovo ciclo politico, vuole rinnovamento. Vuole discontinuità. Vuole  liberarsi da qualunque ombra della stagione precedente. Salvando tutti quelli che hanno assunto chiare posizioni, opponendosi realmente alla disastrosa amministrazione che ha governato per ben otto anni, che ha creato disastri oggettivi ed è stata mandata a casa per infiltrazioni mafiose.

E il paradosso è micidiale che ci fa sorridere:  per non perdere la poltrona hanno fatto la mossa che oggi rischia di chiudergli il futuro e un’immagine politica difficile da ripulire. Una cosa è certa, a Paternò la memoria politica è feroce.
E questo episodio resterà nella storia locale come uno dei più evidenti boomerang politici degli ultimi anni. La città non dimentica.


P.S.- Di segutio pubblichiamo la richiesta all’ordine del giorno della mozione di sfiducia, mai presentata in quanto mancava la decima firma. Ricordiamo che se i sette dell’opposizione non solo avessero firmato ma anche votato la sfiducia (16 voti), sarebbe passata. Non altro da dire.

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