
- Professore Catone, nella prima parte abbiamo affrontato il caso “scioglimento per mafia del comune, mi ha detto che vuole concludere l’argomento precedente con una massima.
“Esiste per tutti il giorno Zero: è un momento in cui non si vince, non si perde, ma si riparte. Ci si allontana dalle persone che diventano ricordi, da quelle che restano, da quelle che in fondo non ci sono mai state.
Si chiama giorno zero perché quello che segue lo zero è sempre un inizio e negli inizi non si conosce la sconfitta”.
- Bene, adesso affrontiamo i casi concreti che attanagliano la città di Paternò iniziando dalla Sicurezza
A dire di qualcuno la sicurezza a Paternò non è un problema perché tutto è sotto controllo?
Mi ricorda il titolo di un racconto americano dei mistificatori di piazza….non esiste ciò che esiste. Detto ciò cercherò di fare un’analisi aggiornata del problema sicurezza e immigrazione a Paternò, con riferimento anche alle dichiarazioni del sindaco Nino Naso, i fatti emersi e alcune riflessioni. Ci sono stati vero dei controlli straordinari da parte dei Carabinieri della compagine di Paternò, con supporto dello squadrone “Cacciatori di Sicilia” e delle stazioni limitrofe. Ma mancano controlli su immobili abbandonati usati come ripari e su negozi etnici con violazioni igienico-sanitarie. Decine di migranti che vivono in case abbandonate, pagando un intermediario, ma senza titoli regolari. La sensazione che si ha, deriva principalmente fenomeno del “bivaccare” nel centro urbano, di extracomunitari irregolari che secondo alcuni residenti creano disturbi all’ordine pubblico. Sono state portate in consiglio comunale queste preoccupazioni, con richieste istituzionali per chiarimenti da parte del consiglio comunale dopo episodi gravi come accoltellamenti, aggressioni a scopo sessuale, risse e anche sparatorie ma tra la gioventù locale diseducata alla civiltà. In ultimo parlerei della baraccopoli “Ciappe Bianche”, dove le condizioni igienico-sanitarie sono molto critiche per non dire inumane e dove il sindaco, malgrado le prescrizione ricevute dal Prefetto, non ha mai fatto nulla. Per non parlare anche dell’occupazione di edifici e di strutture pubbliche abbandonati, utilizzati come rifugio o alloggio di fortuna, abbondantemente insalubri. Bisognerebbe chiedersi a chi conviene questo.
- Parliamo adesso di lavori pubblici e affidamenti.
La situazione mi pare fin troppo chiara. Non ci sarebbe nulla da aggiungere a quello che ha detto l’assessore alla legalità Pippo Torrisi in pieno consiglio comunale, conserviamo gelosamente ancora il video di quella seduta che può tornare sempre utile per memoria e per un’analisi politica futura. Dopo è successo che invece di analizzare, da parte dell’amministrazione, il fenomeno dei lavori che si completano mai, è calata una coltre fitta di nebbia a difesa del “regime”. Ma il fenomeno rimane, continua e nessuno dell’amministrazione interviene. Come se l’aspetto più interessante è dare gli incarichi di progettazione, pagarli e del resto chi se ne fotte. Esempi ne abbiamo a bizzeffe. Si spezzettano gli incarichi per non fare le gare e fare affidamenti diretti ai professionisti, il resto non importa. Incarichi che come si nota nelle determine pubbliche si concentrano sempre sugli stessi soggetti. Non è un segreto, ciò si evince chiaramente dai nomi ricorrenti, sempre quelli della “cumacca” come li avete definiti voi. Fate uno screening su tutto questo e vedrete cosa ne vien fuori. Basterebbe anche guardare al contenzioso che grava sul comune. Per non parlare poi del fenomeno anomalo dei sub-appalti a pioggia, che da quando voi avete denunciato con fermezza e continuità il fenomeno è diventato quasi desueto. L’esempio più chiaro è l’incarico di progettazione per la Stazione San Marco su un immobile non comunale, affidato senza finanziamento alcuno, pagato poi come debito fuori bilancio. Questo l’esempio più eclatante. Ma nessuno denuncia oltre voi.
- Quindi la malversazione è sull’affidamento diretto agli amici degli amici?
Non solo per gli incarichi professionali, ma l’azione amministrativa si concentra su ogni tipo di affidamento discrezionale, anche quelli dove occorrerebbe trasparenza nelle scelte. Mi pare che avete fatto una campagna stampa per l’affidamento diretto e senza nessuna manifestazione di interesse pubblico dell’ex Macello ad una associazione hub, che opera come il “paguro” avendo una sede “a gratis” dove indire manifestazioni, attirando le associazioni che non sanno dove andare, e non pagando, tra l’altro, nemmeno le utenze che rimangono in capo al comune. Una distorsione in termini della trasparenza amministrativa. Infatti portiamo l’esempio del paguro proprio perché è il simbolo di adattamento e resilienza, rappresenta il processo di abbandonare il vecchio per abbracciare il nuovo, l’evoluzione costante attraverso la trasformazione e il parassitismo. Simboleggiando anche l’importanza della memoria, poiché il paguro porta con sé i ricordi passati come rifugio per il futuro, evidenziando la continuità tra passato e presente. Insomma tutto un pasticcio.
- E chi dovrebbe controllare come si pone?
Non fa nulla. Non esercita ciò che la legge gli affida. A me sembra che questa città sia un coacervo di interessi contrapposti ma che vanno verso un’unica direzione, favorire l’interesse personale, di gruppi, di lobby, a diversi livelli secondo il ruolo in commedia, non pensando soprattutto all’interesse collettivo che fa andare tutto a rotoli. Per non sottolineare poi il disastro della scuola. Manca programmazione, visione e competenza. Tutti vedono com’è ridotta la città. Ecco perché poi viene fuori il disinteresse del cittadino verso la politica che si concretizza, oltre la disaffezione, con il non voto. Tanto, tutti vengono considerati la stessa cosa, la stessa melma, maggiorana e opposizione. Un consiglio vorrei dare infine a questi politicanti da strapazzo, scendete in piazza e ascoltate la voce vera della gente. Andate fuori dal fantastico mondo di palazzo Alessi, che tanto vi frutta in termini economici, di assenza dal lavoro e di fancazzismo. State con le famiglie, con la gente, sentite i loro problemi e le loro sofferenze. Ma poi agite concretamente, di contro non avrete fatto nulla. Ci vogliono fatti concreti.
- Non le sembra di essere stato troppo duro nell’analisi?
La libertà di pensiero, l’onestà intellettuale, è dire alle persone quello che non vogliono sentire.
Il prof. Mario Catone, sociologo, analista e fine politologo, Presidente dell’Osservatorio Politico Nazionale, profondo conoscitore dei sistemi politici e di governo, col quale ci confrontiamo perennemente. Ottimo conoscitore della Sicilia e del suo sistema.