di AdoMex
N.B. – MENTRE SCRIVEVAMO RICEVIAMO LA NOTIZIA CHE IL CDM HA SCIOLTO
IL COMUNE DI PATERNÒ PER MAFIA
Paternò non sta decadendo: è stata lasciata decadere.
La differenza è sostanziale, e racconta ciò che i cittadini vedono ogni giorno, una città svuotata, che si sgretola, che arretra mentre altrove si corre.
E tutto questo avviene mentre la politica locale – sindaco, giunta, consiglio – continuano a galleggiare tra litigi, rinvii, micro-equilibri e proclami che non si traducono mai in fatti.
Paternò non è in crisi: è allo sbando totale. Strade distrutte, centro storico fantasma, servizi al collasso. È questa la fotografia di una città lasciata marcire da una classe politica che da anni non governa più: sopravvive.
Mentre Paternò si svuota e cade a pezzi, la politica locale resta ferma, impantanata nei suoi rituali antichi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una città stremata, senza direzione, senza progetto, senza guida. E adesso la domanda non è più “cosa sta succedendo?”.
La domanda è: chi avrà il coraggio di fermare questo disastro?
La decadenza di Paternò non è un fenomeno improvviso né attribuibile a una sola stagione politica. È il risultato di anni di scelte mancate, di progetti incompiuti e di una progressiva perdita di visione amministrativa. Una città che possiede storia, patrimonio culturale e potenzialità economiche enormi, ma che da troppo tempo vive una fase di stagnazione evidente nei suoi quartieri, nei servizi e nella qualità della vita.
Chi attraversa Paternò, percepisce immediatamente i segni di un declino strutturale: strade dissestate, illuminazione intermittente, aree verdi abbandonate, rifiuti ammassati nelle periferie.
La manutenzione ordinaria, base di ogni amministrazione efficiente, in molti casi è diventata straordinaria, tardiva, assente.
Anche i servizi essenziali arrancano:mobilità caotica, spazi culturali poco valorizzati, impianti sportivi invecchiati e una pianificazione urbanistica, senza PUG, che sembra correre dietro alle personalizzazioni, più che anticipare le vere emergenze.
Sul primo livello di responsabilità c’è il sindaco, che per legge dovrebbe definire l’indirizzo politico-amministrativo della città. Le criticità più frequenti riguardano l’assenza di una strategia di sviluppo, una visione a medio-lungo termine, capace di delineare un futuro per Paternò; l’utilizzo poco incisivo dei fondi europei e PNRR, che avrebbero potuto rappresentare un volano per riqualificazione e innovazione; la gestione lenta dei servizi cittadini, che contribuisce a una percezione diffusa tra i cittadini di immobilismo; scelte di governo non sempre accompagnate da competenze tecniche adeguate, elemento cruciale per appalti, urbanistica e rigenerazione urbana.
Un sindaco che non riesce a guidare in modo appropriato la macchina amministrativa, finisce inevitabilmente per lasciare irrisolti problemi che, nel tempo diventano strutturali. Basta camminare per le vie storiche, come detto, per capire quanto siano stati anni di totale assenza di una politica di rigenerazione urbana. Edifici chiusi, facciate che cadono, attività commerciali scomparse.
La giunta comunale è chiamata a tradurre la linea politica in atti concreti.
A Paternò, tuttavia, si registrano ritardi, opere incomplete con mancata consegna dei lavori pubblici, scarsa manutenzione programmata, poca capacità di coordinamento interno degli uffici, assessori di fatto incompetenti nelle deleghe a loro assegnate, scelti solo per calcolo politico.. Quando la giunta non funziona come dovrebbe, la città ne risente. E lo stato attuale di Paternò lo conferma.
Stesso tema anche per Il consiglio che dovrebbe essere l’organo di garanzia e di vigilanza sull’operato dell’amministrazione. Negli ultimi anni, però, le dinamiche consiliari hanno spesso mostrato una conflittualità politica, anche all’interno degli stessi partiti, che vanifica approvazioni cruciali; un controllo sugli atti poco incisivo; una tendenza a privilegiare accordi o scontri personali, di partito e all’interno dei partiti, a discapito dell’interesse collettivo. Il risultato complessivo è un meccanismo istituzionale indebolito, dove né maggioranza, né opposizione riescono a imporre una visione chiara per la città.
A pesare non sono solo inefficienze e scontri, ma anche le tante occasioni mancate. Progetti sbagliati, opportunità di sviluppo turistico non colte, patrimoni storici lasciati senza un piano serio di valorizzazione. Mentre altre realtà siciliane, con risorse simili, hanno già avviato processi di rigenerazione urbana, Paternò sembra essere rimasta al palo.
Paternò appare come una città stanca, in attesa di un rilancio che non arriva. La responsabilità è diffusa e riguarda tutta la classe politica locale, sindaco, giunta, consiglio comunale, ma anche la mancata partecipazione della società civile. Non si tratta solo di colpe personali, ma di un fallimento collettivo di governance, che negli anni ha minato fiducia e la partecipazione civica. La domanda, ora, è se la politica locale sarà in grado di imboccare una strada diversa, quella della progettazione, del rinnovamento, della competenza e della visione politica, sempreché non arrivi il “tutti a casa”, che vanificherebbe ogni proposito a breve termine.
Paternò non merita la decadenza che oggi vive, perché possiede tutte le risorse per rialzarsi. Serve però, finalmente, una guida capace di trasformare questa potenzialità in realtà.