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OPERAZIONE RAMAZZA: QUANDO LA MALA AMMINISTRAZIONE DIVENTA SISTEMA SPAZZARE IL PASSATO È UN DOVERE

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Far perdere il tempo per tutelare il potere. Anche questa è mafia. 

A Paternò non è crollata solo una giunta e il consiglio, è crollato un metodo, un modo distorto di intendere la pubblica amministrazione, piegata non al servizio dei cittadini ma agli interessi politici del sindaco e della sua maggioranza, oggi spazzati via dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Per anni la burocrazia comunale è stata trasformata in un labirinto intenzionale: pratiche rallentate, autorizzazioni rinviate, risposte che non arrivavano mai. Non inefficienza casuale, ma strategia deliberata. Il messaggio era chiaro: chi era allineato passava, chi non lo era restava fermo. Una burocrazia non neutra

La pubblica amministrazione dovrebbe essere neutrale, trasparente, al servizio della collettività. A Paternò, invece, era diventata strumento di governo politico, un filtro che decideva chi aveva diritto ai tempi rapidi, chi doveva aspettare mesi o anni, chi doveva ricevere incarichi (A CUMACCA) e chi appalti e sub-appalti.

Una burocrazia così non è solo cattiva amministrazione, è potere discrezionale abusato, è condizionamento, è ricatto silenzioso. Ed è per questo che oggi possiamo dirlo senza ipocrisie: anche questa è mafia. Non la mafia delle armi, ma quella più subdola, del favore amministrativo, dell’incarico promesso, del tempo sottratto ai cittadini onesti per alimentare clientele e consenso. Nomine, incarichi, sotto-governo: il sistema.

Lo scioglimento ha fatto emergere ciò che abbiamo denunciato da tempo, un sottogoverno diffuso, fatto di nomine opache, incarichi fiduciari assegnati senza criteri chiari, ruoli cuciti su misura per garantire fedeltà politica. Una rete che non aveva bisogno di ordini scritti: bastava sapere da che parte stare.

La svolta dei commissari

Con l’arrivo dei commissari straordinari, lo schema si è rotto. E i primi fatti parlano chiaro. Pulizia delle nomine. Avvio dei concorsi pubblici. Fine degli incarichi fiduciari discrezionali, con manifestazioni d’interesse anche per le posizioni di sotto-governo

Un cambio di passo che ha messo in difficoltà chi era abituato a vivere di rendita amministrativa. Perché la giustizia, quando arriva davvero, fa rumore. E soprattutto fa paura a chi prosperava nel silenzio.

Il danno grave non è solo economico o politico. È il tempo. Il tempo perso da imprenditori, famiglie, professionisti, cittadini costretti a bussare a porte chiuse o a inchinarsi a intermediari. Rubare tempo ai cittadini è una forma di violenza istituzionale. Ed è una delle facce più ipocrite del potere colluso. Ora non si torni indietro. Lo scioglimento non deve essere una parentesi. Il cambio di passo deve diventare un modello, non un’eccezione. Trasparenza, concorsi, regole uguali per tutti non sono tecnicismi, sono questi gli anticorpi democratici. Perché quando la burocrazia smette di servire i cittadini e inizia a servire il potere,
non è più amministrazione. È dominio. È regime. È sistema. Ed è lì che la mafia, senza bisogno di sparare si alligna e vinceLa testimonianza di Mary Sottile:

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