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Il sistema della menzogna, la lezione di Sciascia e la letteratura-verità

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«All’uomo rimane solo la letteratura per riconoscere e conoscere la verità».

Quando Leonardo Sciascia scrive queste parole ne La palma va a Nord, non sta celebrando la letteratura come esercizio estetico. Sta pronunciando un atto d’accusa. Contro il potere, contro le sue maschere, contro il linguaggio che anestetizza invece di chiarire.

Il resto – avverte Sciascia – è fatto di macchine, statistiche, totalitarismo. È il dominio dei numeri che non spiegano, dei dati che occultano, delle procedure che sostituiscono la coscienza. È il sistema della menzogna, quello che non mente sempre in modo plateale, ma che sottrae senso, svuota le parole, rende opaca la realtà fino a farla sembrare inevitabile.

La letteratura-verità, per Sciascia, non è evasione. È l’ultimo strumento di conoscenza rimasto all’uomo quando le istituzioni smettono di dire la verità, quando l’informazione diventa propaganda, quando la giustizia si rifugia nei formalismi e la politica si nasconde dietro i numeri. La letteratura-verità è l’atto di resistenza contro la semplificazione imposta, contro la narrazione unica del potere.

In Sicilia questa lezione non è astratta. È storica. Qui il sistema della menzogna ha spesso indossato abiti rispettabili, relazioni rassicuranti, carte timbrate, silenzi organizzati. Qui le statistiche hanno convissuto con i morti ammazzati, le macchine amministrative con l’impunità, la retorica dello Stato con l’assenza dello Stato. E ogni volta che la verità affiorava, lo faceva attraverso un racconto, un’inchiesta, una parola non addomesticata.

Sciascia ci dice che la verità non è mai neutra, né automatica. Non nasce da un algoritmo, non emerge da un foglio Excel, non si deposita in una conferenza stampa. La verità ha bisogno di essere narrata, interrogata, messa in discussione. Ha bisogno di uno sguardo umano, imperfetto, ma libero.

Per questo la letteratura, e con essa il giornalismo che non abdica alla propria funzione critica, resta un atto politico nel senso più alto, rompe il consenso, incrina la versione ufficiale, restituisce complessità dove il potere pretende obbedienza. Raccontare diventa un gesto di disobbedienza civile.

Il sistema della menzogna prospera quando l’uomo rinuncia a capire e si accontenta di sapere. Quando confonde l’informazione con la verità, il numero con il senso, l’efficienza con la giustizia. Contro questo sistema non bastano riforme cosmetiche o nuove tecnologie. Serve ciò che Sciascia indicava con lucidità spietata, la parola che illumina, che disturba, che non consola ma spiega, contro i silenzi complici, contro l’accidia sociale. Finché resterà qualcuno disposto a scrivere, leggere, raccontare contro la propaganda, il sistema della menzogna non sarà mai totale. E la verità, pur fragile, continuerà a trovare la sua strada.

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