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CHIUDE L’IPAB SALVATORE BELLIA?

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Le promesse del sindaco Naso cadute nel vuoto. È davvero preoccupante vedere il rischio chiusura del Salvatore Bellia a Paternò. Questa situazione segnala non solo un colpo significativo per la città, i dipendenti, i ricoverati, ma anche una gestione delle risorse e delle garanzie che sembra mancare di trasparenza e responsabilità. È sorprendente che Nino Naso avesse erroneamente assicurato la stabilità della città, dimostrando una carenza di previsione riguardo a eventi così critici. Dire che lo avevamo detto è ultroneo.

Questo solleva interrogativi importanti su come vengono gestite le attività e le promesse fatte al pubblico. Le comunità meritano una leadership che sia sia competente e onesta, e un errore di questa portata provoca frustrazione e sfiducia nei confronti di chi dovrebbe tutelare gli interessi comuni. È fondamentale che si facciano chiarezza e chiarezza su queste situazioni, affinché si possano evitare futuri incidenti e garantire la sicurezza e la prosperità economica della cittadinanza.

Alla luce della situazione annunciata con clamore dal Commissario Straordinario e della disposizione normativa citata la questione non è più se l’ente deve o non deve essere messo il liquidazione ma piuttosto di chi è la colpa !!!! Di chi è la responsabilità dell’accumulo di debiti su debiti, e dell’insolvenza generalizzata che si è creata ?  Chi in maniera scellerata non si è curato di porre rimedio, per tempo, alla questione, scongiurando il peggio ? A chi giova tutto ciò ? Non è che questa situazione finirà per avvantaggiare qualche privato a discapito del pubblico e dell’interesse collettivo?

Cercare oggi un rimedio alla questione sembra ormai tardi. I debiti sono maggiori dei crediti e del valore residuale dell’intero patrimonio, che, anche se liquidato, non sembrerebbe sufficiente a fronteggiare i debiti. Senza considerare il danno in termini di servizio che non sarà più reso e di occupazione negata. Alcuni anni fa, come scritto in precedenza, era stato proposta alla regione e all’amministrazione comunale, atteso che il patrimonio era maggiore dei debiti, di fare ciò che andava fatto, ma il comune si oppose con un ricorso al TAR.

Ora della questione sembrerebbe doversene occupare in prima istanza la sezione Fallimentare del Tribunale di Catania, a cui è delegato il potere/dovere di dichiarare lo stato di dissesto ed insolvenza, ma anche di individuare eventuali responsabili del danno cagionato. Poi la palla passerà alla Regione Siciliana che dovrebbe dichiarare la Liquidazione Coatta Amministrativa e nominare un Commissario Liquidatore a cui affidare l’incombenza di liquidare l’intero patrimonio e di pagare, con i proventi, i debiti.

Infine la Procura della Repubblica dovrà individuate i responsabili tra amministratori incapaci (se non in mala fede) amministrazione locale distratta (se non in mala fede) e Amministrazione Regionale che ha esercitato male (o non esercitato a dovere) i propri poteri di vigilanza prima e di sostituzione poi, che avrebbe dovuto e potuto intervenire molto prima per evitare il peggio. Gli ultimi orientamenti della Procura Etnea sono quelli di sanzionare coloro i quali sono a conoscenza del default e non portano i libri al tribunale.

Oggi purtroppo siamo alla conta dei danni, ma non ci accontenteremo di questo perché non possiamo aggiungere al danno la beffa. Vogliamo conoscere i responsabili di questa disfatta e vogliamo che paghino il conto salato che ne consegue.

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