
IL PROBLEMA NON SONO IO. È LA VERITA’ CHE LI DISTURBA.
Dopo il disastro dell’andata, ora pretendono la partita di ritorno. Ma questa volta i gol se li faranno direttamente nella loro porta, e la città sarà lì a guardarli con un occhio al tabellone acceso.
Questa convocazione straordinaria non nasce da un improvviso amore per la trasparenza o da un sussulto di coscienza civica. È il frutto del nervo scoperto. Nasce dal nervosismo, dall’imbarazzo e dalla rabbia di chi, nella scorsa seduta, è stato spogliato di ogni alibi davanti alla città, la sfiducia e il bilancio in primo piano, costretti a guardarsi allo specchio. Quello vero. Quello che racconta complicità, opportunismi e manovre da retrobottega.
La finta battaglia sull’AMA è solo un pretesto. Esplosi, non hanno retto il colpo. E adesso, a distanza di due mesi, con la mossa dei denudati, chiedono una nuova seduta, sullo stesso argomento, per cercare visibilità e vendetta, pensando di riscrivere ciò che in aula è stato già scritto con chiarezza: che chi ha sabotato la Commissione è oggi lo stesso che grida allo scandalo.
Vale la pena ricordare che il Segretario comunale ha già chiarito nella precedente seduta che la Commissione d’Inchiesta non è un organo precostituito dalla legge, ma una scelta del Consiglio comunale stesso. Ha inoltre affermato che, preso atto dell’assenza di attività, non risultano responsabilità personali e che, salvo verifica del corretto operato dell’azienda da parte degli uffici, un eventuale accertamento futuro richiederebbe la ricostituzione della Commissione.
Proprio per tutelare la legittimità degli atti e l’interesse pubblico, sto procedendo a trasmettere una PEC al Prefetto e un esposto alla Corte dei Conti per segnalare l’irritualità della duplicazione della seduta e il potenziale danno erariale derivante da una convocazione-fotocopia.
Ma vediamo chi sono questi campioni della trasparenza, che firmano la richiesta di Consiglio.
Salvatore Borzì e Lucio Cunsolo, eletti nella lista Virgolini Sindaco, ma trasmigrati in maggioranza prima ancora di sedersi.
Il primo sarà ricordato per non aver partorito nulla: né un’idea, né una mozione, né uno straccio di proposta.
Il secondo per la celebre perla “u capricciu de fimmini preni”.
Orazio Lopis, noto recordman per il maggior numero di foto ricordo accanto al Sindaco.
Salvatore Malerba, che per coerenza politica brilla, avendo cambiato più partiti che camicie.
Roberto Faranda, che ogni volta che tenta di soccorrere l’amministrazione con le sue dichiarazioni illuminanti, finisce per affossarla.
Ecco chi rappresenta la politica locale, travestiti adesso da paladini delle istituzioni.
Un atto, questo, che umilia e trascina l’aula consiliare nel peggior baratro che spreca soldi pubblici e pretende una seduta fotocopia illegittima e irrituale, pensando di poter replicare la scena, convinti che la gente abbia memoria corta.
Ma la città ha già capito, capirà, che si tratta di una forzatura procedurale.
E chi parteciperà e prenderà il gettone per questo secondo atto si porterà addosso la firma del ridicolo.
Provo pena per coloro che asseconderanno questa forzatura.
Sarà la prova definitiva che non è la verità a guidarli, ma il livore.
Non la giustizia, ma la vendetta personale.
Il loro problema non è la città: il loro problema sono io. La consigliera Benfatto. Perché ho smontato le loro finte narrazioni con atti, date e fatti. Perché ho tolto il sipario. E sotto, ancora una volta, c’era il nulla.
Il vostro problema dovrebbe essere una città che sta morendo e se non avete la capacità di percepirlo, allora il problema siete voi
Per chi non avesse seguito quel consiglio comunale, invito a rivedere la seduta del 15 aprile. Ecco il link IL CONSIGLIO COMUNALE, così ognuno potrà giudicare autonomamente.