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Il fenomeno Cuffaro

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Sconcerta lo sconcerto di parte della politica italiana e del giornalismo innanzi alla festa di matrimonio iper partecipato nella tenuta Cuffaro a San Michele Ganzaria, comune del centro Sicilia che fa parte del progetto stili di vita del mediterraneo. Tale progetto, legato alla dieta mediterranea, e patrocinato nella categoria dei beni immateriali dall’Unesco, tenta di promuovere condotte alimentari e stili di vita sostenibili.

È proprio il concetto di sostenibilità siciliana che sembra non essere percepito dai diversi soloni, di sinistra e destra, che guardano al cuffarismo con le categorie degli opposti moralismi. Il moralismo delle opposte ideologie, vedi il fastidio per alcune presenze di dirigenti di partito da parte di via della Scrofa, gli articoli di noti giornalisti dell’area antimafia, guarda al fenomeno Cuffaro dietro la lente del pregiudizio dei giusti contro i colpevoli, coloro che son diversi da loro e dai loro comportamenti, appunto definiti, pro domo propria, morali.
Entrambi sono comportamenti laici, ben distanti, da quelli dell’icona, per entrambe le parti con sfumature differenti di maglietta, Paolo Borsellino, nella cui giornata è stato celebrato l’happening familiare dei Cuffaro.

L’attacco che subisce la festa agreste e bucolica di Cuffaro è un atto di frustrazione di coloro che non conoscono, per carenza di catechesi, il senso del peccato e del perdono, di coloro che sono esclusivi e non inclusivi, e pertanto non vedono da decenni tali folle ai loro appuntamenti. Il cattolicesimo di cui Cuffaro è solo uno degli esponenti, non è una dottrina per i giusti, per i moralisti, in alcuni casi Farisei che si battono il petto, o per altro verso coloro che volevano lapidare la peccatrice Maddalena. Il vangelo è rivolto invece proprio ai peccatori, ai carcerati, ladri e prostitute, coloro che devono essere salvati, non coloro che pensano di aver raggiunto già qui una terra promessa, fatta di laiche e caduche certezze, quella di chi ha una umana visione morale, a volte anche doppia. Cuffaro che è indaffarato in clientele popolari non va bene, ma Sala che traffica con le clientele dei fondi di investimento immobiliare invece va difeso?

Molti si dannano, gli cascano le braccia, davanti al popolo dei duemila, o forse più, nella contrada cuffariana, tra baci, braci e salsicce, tra pani e pesci, forse pochi, ma non sono stati appurati miracoli di moltiplicazione, che a 40° all’ombra degli alberi si rallegrano festosi accanto all’ecumenico Totò. Tra loro una moltitudine di giovani, malati come lui in gioventù di politica, e che in lui trovano assoluzioni dalle loro lacune, e formazione alla buona di stampo salesiano. Lasciate che i piccoli, gli inconsci e i non smaliziati, vengano a me, è citato nel Vangelo, che è proprio il messaggio della politica, popolare e familistica, di Cuffaro. Qualcuno può storcere la bocca, o addirittura scandalizzarsi, davanti all’accostamento col Vangelo del condannato, ma riabilitato per legge, Totò vasa vasa. Quello che resta di comunitario, e non di comunista, è il senso della famiglia, pur con tutte le difficoltà del tempo odierno, e quello del territorio, inteso come consenso e partecipazione, non come controllo.

E questa è la grande vocazione, rispetto ad altri, che caratterizza Salvatore Cuffaro da Raffadali, un senso di avvolgente inclusione di tutto e tutti, senza distinzione, senza filtri o schemi. Questo può far storcere il naso a molti, per aspetti intellettuali e a volte etici, concetto diverso dalla morale. Ma la Sicilia è esattamente così, ovviamente non siamo tutti uguali, ognuno ha il suo spirito cristiano, il suo karma o ideologia, ma Totò ne è la summa teologica, la media aritmetica, il centro di gravità permanente che cantava Battiato, anche se alziamo la bandiera bianca della minima immoralia. Può non piacere ma lo stato delle cose in Sicilia è questo, teoricamente si vorrebbe una Sicilia diversa, ma forse senza i siciliani, come una Palestina senza Gaza.

di Giovanni Pizzo

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