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INTERVISTE IN LIBERTÀ. GIANFRANCO ROMANO, LE COMUNITÀ CHE VOGLIAMO. “LA POLITICA È SERVIZIO”

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Dopo 13 anni lontano dai riflettori istituzionali, Gianfranco Romano torna finalmente a parlare. Ex assessore comunale e non solo molto attivo e stimato, è ancora oggi un punto di riferimento politico per molti, per chi lo ha visto lavorare con metodo e concretezza. In questa intervista a 360 gradi, Romano analizza lo stato della città, declino amministrativo, abbandono e mancato completamento delle opere pubbliche e scelte discutibili.

Glissa però, ad una precisa domanda piccante, che chiedeva cosa ne pensasse che alcuni dei consiglieri d’opposizione non abbiano firmato la sfiducia, solo per difendere le posizioni personali, i privilegi vari che la carica fa avere loro, e non certamente per ragioni politiche. Questo fatto ha portato una forte divergenza politica e molta confusione all’interno di FdI, che nessuno, ai vertici, ancora chiarisce. Nemmeno lui. Nessuna polemica politica, quindi, ma una lettura lucida e diretta della realtà paternese, accompagnata da un messaggio chiaro: “LA POLITICA E’ SERVIZIO”.

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  • Gianfranco Romano, lei è stato e forse lo è ancora, tra gli amministratori più apprezzati del passato. Molte le cose realizzate o portate a compimento, oggi abbandonate. Perché? A chi attribuire la colpa?

Intanto grazie per avermi dato questa possibilità. Fa sempre piacere sapere che il lavoro fatto è ancora ricordato e apprezzato. Le opere realizzate e finalizzate, sono state frutto di una squadra coesa, uffici, assessori, sindaco e di una programmazione seria. Purtroppo, negli anni successivi, ho visto con dispiacere un progressivo disinteresse se non un vero e proprio abbandono. Non è mio interesse fare processi alle intenzioni ma credo che, chi amministra oggi dovrebbe sentirsi responsabile non solo di ciò che avvia ma anche di ciò che eredita. Governare significa anche valorizzare ciò che funziona a prescindere da chi l’ha realizzata.

  • Quali sono le vere emergenze a cui dovrà rispondere la futura amministrazione?

La nuova amministrazione dovrà partire da un dato molto semplice: la città è in declino. E non è solo un’impressone, è un dato di fatto. Parliamo di un declino culturale per mancanza di visione, ma anche sociale perché si è perso il senso di comunità, con le periferie abbandonate e grandi criticità. Anche sul piano economico la situazione è tragica: pochi investimenti e chi può scappa, soprattutto i giovani. E poi c’è il tema della sicurezza. Si fa finta che il problema non esista, salvo poi indignarsi quando succede qualcosa di grave. Dalle strade buie alle piazze degradate, dal vandalismo alla microcriminalità. Ma io resto convinto che questa città abbia le energie, le intelligenze e le risorse per invertire la rotta prima che sia troppo tardi.

  • I giovani, gli anziani, i centri di aggregazione, gli impianti sportivi. Come stanno? Sono solo malanni di stagione?

Una città è attrattiva quando si prende cura di chi la vive ogni giorno. E questo, purtroppo, oggi non accade. Gli impianti sportivi sono in condizioni fatiscenti e molti versano in uno stato di abbandono e incuria che scoraggiano i giovani che vorrebbero praticare sport. Dove non c’è presidio cresce il degrado ed è quello che è successo con il centro di aggregazione di Viale Kennedy. Invece di riattivarlo e valorizzarlo, è stato lasciato chiuso in preda al vandalismo. Gli anziani sono rimasti ai margini. Nessun coinvolgimento per loro e, quanto offerto, non è degno di una città di prima fascia. Lo stesso vale per le categorie più deboli, per le quali la città offre molto poco. Oggi sono la Chiesa e la Caritas a colmare, con straordinario impegno, le mancanze delle istituzioni.

  • La viabilità soffre, i vigili urbani sono sotto organico, da ultimo le strisce blu. Come si risolve il problema?

Il cittadino oggi ha la sensazione che a Paternò si possa fare quel che si vuole. E non è colpa sua ma è il risultato del mancato controllo in tutti gli ambiti. I vigili urbani, di cui ho avuto l’onore di essere loro assessore tanti anni fa, sono in numero esiguo. Tuttavia bastava adottare, così come già auspicato da me all’epoca, lo street control, una tecnologia già presente in altri comuni per affrontare il problema in modo moderno ed efficace. Inoltre, il traffico caotico e il parcheggio in tripla fila danneggiano anche i commercianti. Chi non riesce a districarsi nel caos cittadino, preferisce andare nei centri commerciali dove trova parcheggi e ordine. Quanto alle strisce blu, mi lasci dire che sembrano un uomo in bermuda e canottiera con la cravatta firmata. Oltre al numero sproporzionato di stalli che senza controlli non funzioneranno mai, serve pianificare un progetto complessivo di città pianificando uno sviluppo armonico tra periferia e centro per una vera idea di mobilità urbana e sviluppo del territorio.

  • Mi sembra dalle sue risposte che ci siano più lamentele che proposte.

Guardi, le proposte nascono dall’osservazione concreta delle cose che non funzionano. Non servono sogni, serve normalità. Paternò è oggi abbondantemente sotto lo zero. Prima di parlare di grandi progetti, bisogna riportare i servizi essenziali ad uno standard dignitoso. Credo anche che sia arrivato il momento di sfruttare, mi passi il termine, le tante cariche pubbliche che oggi vanta la nostra città. Abbiamo rappresentanti istituzionali importanti che non vengono coinvolti dall’amministrazione. Questa rete va trasformata in azione concreta. Devo riconoscere che nonostante quanto detto, l’Onorevole Galvagno ha dimostrato, a prescindere, un grande senso di appartenenza.

  • Ci si ricorda di Lei per i fatti della piscina, del museo civico, del palazzo delle arti, del presepe vivente…oggi sembra non esserci più nulla. È dispiaciuto? Si sente in parte responsabile?

Si, provo dispiacere ma anche orgoglio. L’apertura della piscina comunale resta una delle pagine più belle della mia vita politica. Vederla ancora oggi viva, con migliaia di presenze, mi fa gioire. Ma non dimentico che fu frutto di un lavoro condiviso con l’assessorato ai lavori pubblici, tutta la giunta, il sindaco, il consiglio comunale e soprattutto i miei uffici con in testa il compianto Orazio Palumbo e la FIN. Il palazzo delle arti e il museo civico, invece, sono stati completamente dimenticati. Una mancanza grave, nonostante gli sforzi della proloco, perché potevano diventare dei veri e propri poli culturali e artistici. Non realizzare più Il Presepe Vivente alla Gancia è stato come perdere una parte di me stesso. Ogni anno, nell’avvicinarsi a Natale, riceviamo chiamate da ogni parte della Sicilia per sapere le date. Non dimentichiamo che del nostro presepe vivente, se ne occupò la Rai, l’Avvenire, Repubblica e tanti altri. La cosa che fa più male? Nessuno ci ha mai chiesto se avessimo bisogno di aiuto o semplicemente perché non si facesse più. Si è preferito lasciar cadere tutto nel silenzio o, peggio, improvvisare fantomatiche rappresentazioni che nulla avevano dello spirito originale, e questo più che un errore è stata una occasione persa per tutti.

  • Torniamo ai giovani che lamentano l’assenza di spazi attrezzati e sicuri. È solo colpa del traffico?

Il mondo sta cambiando e le nuove generazioni si attendono risposte al passo con i tempi, diverse rispetto a venti o trent’anni fa. I giovani chiedono luoghi vivi, intrusivi e sicuri, dove potersi esprimere e crescere. Ignorare queste richieste non significa solo deludere i giovani ma mettere a rischio l’intero tessuto sociale, facendoli disaffezionare alla vita pubblica. Investire nei giovani oggi vuol dire salvaguardare il futuro della città domani. Non possiamo più permetterci di rimandare.

  • Lei ha vissuto e vive il centro storico forse più di tutti. il centro storico oggi si trova in un momento di difficoltà, per non dire altro. Qual è la sua opinione in merito?

Il centro storico, purtroppo, oggi non esiste più. E mi dispiace dirlo con chiarezza ma è la realtà che abbiamo sotto gli occhi. La mia storia personale dimostra che ho sempre lavorato per l’integrazione e la convivenza civile. Ma oggi, oggettivamente, viviamo un clima di insicurezza e degrado che non solo ferisce l’identità culturale della città, ma rischia di devastare l’intera economia urbana. Forse, e dico forse, la presenza massiccia di extracomunitari sta dando una mano all’economia agrumicola, che rappresenta comunque un comparto importante. Ma tutto il resto rischia di soccombere, perché senza un centro vivo, accogliente e sicuro, anche il commercio, il turismo e la vita sociale si spengono. E poi c’è un altro problema, altrettanto serio, di cui si parla troppo poco: l’alcolismo, un fenomeno sempre più diffuso. È un segnale di disagio profondo che va affrontato con politiche mirate e interventi tempestivi. Il centro storico dovrebbe essere il cuore pulsante della città, non un luogo da evitare.

  • Posso essere cattivo? Come mai il suo partito non ha firmato la sfiducia? Cosa ne pensa delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il sindaco?

Alla prima rispondo subito che non deve chiederlo a me. La sfiducia andava fatta, non per le vicende del sindaco a cui mi lega un rapporto personale e a cui auspico di potersi difendere nel miglior modo possibile, ma per la sterile attività amministrativa che continuando così porterà a perdere pezzi interi di comunità.

  • Per chiudere, vorrei farle la domanda più semplice. Lei da tredici anni non ha ruoli istituzionali. Pensa di essere ancora utile alla politica paternese o meglio, cosa farà Gianfranco Romano?

Grazie per questa domanda che mi da la possibilità di chiarire alcune cose. Spesso si pensa che l’utilità in politica sia legata solo al ruolo istituzionale. Io faccio parte di un gruppo politico ed un partito con una guida chiara, e ho sempre rispettato le scelte del partito che ha il pieno diritto di decidere per ogni suo iscritto. Sarò sempre al servizio del progetto che verrà scelto. Per me la politica è prima di tutto servizio, al di la del ruolo che si ricopre, non vetrina. E il mio servizio alla città, quando sono stato chiamato in causa, non è mai mancato, né mai mancherà.

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