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PATERNÒ COMMISSARIATA, LA VERITÀ CHE BRUCIA: QUI NON CI SONO “SCIALLELLI”, CI SONO RESPONSABILI

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«Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Paternò non è solo una notizia. Non è solo un decreto del Consiglio dei Ministri. È lo specchio esatto della Sicilia che ci obbligano a vivere: una terra dove la politica gioca a fare la vittima mentre affonda tra clientele, silenzi e connivenze.
Oggi Paternò viene commissariata per diciotto mesi. Diciotto mesi di gestione straordinaria perché qualcuno, negli ultimi anni, la “gestione” l’ha trasformata in terreno di scambio, in canale di pressione, in zona grigia dove il voto diventa merce e i clan diventano partner non dichiarati. E mentre lo Stato certifica ciò che tutti sospettavano, succede qualcosa di surreale, tipicamente siciliano, quasi folkloristico se non fosse tragico: chi è sotto indagine parla come se fosse lui la vittima.
  • LE LACRIME DI NASO: LA SOLITA LITANIA DELLA POLITICA CHE NON METTE NASO DOVE SERVE
Il sindaco Nino Naso, indagato per voto di scambio politico-mafioso, invece di fermarsi, riflettere, assumersi responsabilità, ci regala la sua versione dei fatti: “Odio politico”, “Astio”, “Sciacalli di turno”, “Clima avverso”.
La solita retorica difensiva da manuale della Prima Repubblica. L’ennesimo “sono tutte invenzioni”, “mi attaccano perché faccio bene”, “ce l’hanno con me”.
No, Sindaco (ex). Non è astio. Non è odio. Non è complotto.
È una relazione ispettiva dello Stato seguita a un’operazione antimafia. È una città che finisce nella bufera perché qualcuno, invece di fare il Sindaco, ha pensato che la politica in Sicilia si possa ancora spartire col metodo delle pizzerie elettorali: tu porti i voti, io porto il potere. Non si chiama odio politico. Si chiama responsabilità.
  • IL RITO DELLA VITTIMA: QUANDO LA POLITICA INVECE DI CHIEDERE PERDONO CHIEDE APPLAUSI
Ogni volta che scoppia un caso di infiltrazioni mafiose, assistiamo sempre alla stessa liturgia:
1. il politico coinvolto nega tutto,
2. attacca i “nemici”,
3. accusa la stampa,
4. accusa l’opposizione,
5. si auto-canonizza martire della legalità.
E in mezzo, puntuale, arriva l’immancabile formula magica: “Non ci faremo intimidire”. Intimidire… da chi?
Dalla Commissione antimafia? Dalle indagini dei Carabinieri? Dalle leggi dello Stato?
No, caro Sindaco: gli intimiditi sono i cittadini onesti, che si ritrovano una città sciolta per mafia mentre la politica continua a fare comunicati con lo stesso tono di chi sta difendendo una poltrona, non una comunità.
  • GALVAGNO E LA REFLESSIONE TARDIVA [?]
Il presidente dell’ARS, Galvagno, paternese, prende posizione con parole eleganti, piene di dolore e delusione. Legittimo. Comprensibile. Ma c’è un problema: la politica siciliana vede sempre i problemi solo quando scoppiano. Da anni la città veniva segnalata per anomalie [NOI DI QTSICILIA CI ABBIAMO LAVORATO PER ANNI CON DENUNCIE PRECISE E DOCUMENTATE, FORSE GLI UNICI AD AVERE IL CORAGGIO DI BUTTARE IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO – ndr]. Da anni le voci circolavano. Da anni l’aria era pesante. Le “perplessità sulla gestione” [NASO – ndr] sono state tante , ma mai abbastanza da impedire che il baratro si aprisse. La verità è semplice e scomoda: la politica si muove tardi, quando non può più far finta di niente. [GALVAGNO IN EFFETTI HA SOLLECITATO PIÙ VOLTE I CONSIGLIERI DI FDI A FIRMARE LA MOZIONE DI SFIDUCIA, MA ALCUNI QUESTI SONO STATI SORDI E SI SONO RIFIUTATI DI FIRMARE, MA ANCHE CHI HA FIRMATO IN REALTÀ BOICOTTAVA L’AZIONE SOLO PER MANTENERE VANTAGGI MISERI E PERSONALI DELLA CARICA – ndr]
  • LA QUESTIONE VERA: NON È PATERNÒ, È LA SICILIA
Quello che succede a Paternò non è un’eccezione. È la norma di un sistema che si regge sulla debolezza delle istituzioni e sulla forza delle reti informali: amicizie, clientele, affari, clan, gruppi di potere. Finché la Sicilia resterà una colonia amministrativa, senza sovranità, senza controllo reale sulle proprie istituzioni, continueremo a vedere:
Comuni sciolti, Sindaci indagati, Voti di scambio, Appalti pilotati, Clan che entrano dalla porta di servizio [MA ANCHE DA QUELLA PRINCIPALE, COME NEL CASO PATERNÒ, COMIS? – ndr]. Perché non c’è Stato che tenga, non c’è. Commissione che basti, quando il problema non è solo la mafia… è il sistema politico che la mafia la tollera, la usa o la ignora, a seconda della convenienza.
  • UN MESSAGGIO CHIARO: GLI INFILTRATI NON SONO GLI ALTRI
Il sindaco Naso parla di “sciacalli”. La verità è l’opposto. Non sono sciacalli quelli che denunciano, indagano, ispezionano. Non sono sciacalli quelli che pretendono pulizia, trasparenza, responsabilità. Sciacallo è chi usa il vittimismo come scudo, chi invoca l’odio politico come foglia di fico, chi tenta di trasformare una comunità ferita in un partito personale. Gli infiltrati non sono sempre nei clan: spesso sono proprio dentro i palazzi.
  • L’INDIPENDENTISMO NON È UNO SLOGAN, MA UNA NECESSITÀ
Paternò è l’ennesimo capitolo di una Sicilia che non ha mai avuto la forza — o il coraggio — di emanciparsi da un modello politico-marcio che ci accompagna da 160 anni.
Finché la nostra terra non avrà strumenti veri di autogoverno e una classe dirigente non colonizzata, continueremo a leggere lo stesso copione, Comune dopo Comune, generazione dopo generazione. L’indipendentismo non è folklore. Non è romanticismo.
È l’unica via per spezzare un sistema che oggi travolge Paternò e domani travolgerà un’altra città.
Perché la mafia — quella vera, quella politica, quella trasversale, la si abbatte solo restituendo potere al popolo, non ai partiti.
Paternò merita di rialzarsi.
La Sicilia merita molto di più di questa farsa politica che da decenni ci viene servita come normalità.
Merita istituzioni pulite, non comparse; merita guide, non sopravvissuti al sistema; merita dignità, non commissariamenti a catena.
E soprattutto merita una cosa che fa paura a molti: la libertà di decidere il proprio destino, senza padroni, senza clan, senza colonizzatori politici. Perché finché la Sicilia resterà una terra amministrata da altri, continueremo a raccogliere le macerie dei loro errori… e delle loro connivenze.
Il futuro non è nelle mani di chi oggi invoca l’odio politico per nascondere le proprie responsabilità. Il futuro è nelle mani di chi rompe il silenzio, di chi denuncia, di chi costruisce, di chi non accetta più che la nostra terra venga trattata come una provincia sfortunata.La Sicilia non è una vittima. La Sicilia è una Nazione che vuole tornare in piedi. E nessuna infiltrazione — mafiosa o politica — potrà fermare questo risveglio».
Movimento Siciliano d’Azione

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