
di Francesco Finocchiaro x Corriere Etneo –
«In uno dei momenti più critici per la città, segnata dai recenti fatti di violenza, dalla mancanza di prospettive, dal degrado diffuso – in ogni sua parte – nel disorientamento generale, l’unica cosa che non serviva era questo conflitto inutile, che lascia tutti basiti e soprattutto un terzo spettatore felice.
Se da una parte si cerca di costruire un quadro di idee, un possibile scenario, individuando le cause e le cure possibili, dall’altro si pensa a fare una crociata sinceramente inopportuna al momento. Come se fosse utile spostare le attenzioni dal focus principale per impugnare la baionetta verso un nemico – ad oggi – inesistente. Fino a far pensare che le voci di un sindaco uscente, già vicino alla sinistra siano proprio vere.
E qualcosa non va. Se questo era il momento della condivisione della lotta alla violenza, se questo era il momento per fissare i principi minimi per la convivenza, se questo era il tempo dell’analisi e della definizione di sentieri da condividere, in opposizione a quanto già compiuto, in contrasto all’attuale governo della città, allora possiamo dire che qualcosa non va.
E non si può demonizzare, sempre a tutti i costi, il fare degli altri. Specie se coerenti alle nostre stesse convinzioni. Se le varie anime della città, di qualunque colore, di qualunque appartenenza, sono concordi sulla necessità di un’interruzione dell’attuale esperienza politica, non si capisce perché il Partito Democratico senta la necessità di contestare Fratelli d’Italia o qualunque altro soggetto si ponga su questa scia. Il dubbio sulle reali intenzioni della sinistra locale diventano certezze e qualcuno ricorda le antiche alleanze, forse complicità, tra il sindaco e i vertici del PD sono ancora attivi.
D’altronde, il sindaco è sempre stato sensibile a queste ibridazioni politiche, ereditate dal Grande Maestro di sempre, Raffaele Lombardo. Un po’ di qua, un po’ di la, giù o su, non importa. Chiunque può accusare l’altro di avere avuto rapporti con l’attuale amministrazione; quindi, su questo fronte sarebbe meglio chiudere ogni discussione.
La vera discriminante tra le proposte, ove queste esistano, è nella qualità dell’analisi, relativamente alle complesse criticità che bisogna risolvere; nelle strategie che si vogliono adottare e negli interpreti che dovranno attuare tali azioni. Constatato che nessuno degli attori in campo condivide l’attuale “regime” amministrativo. Al netto di sorprese sottobanco. Perché l’agire di questa sinistra – nell’ultima esternazione pubblica – suscita qualche dubbio. Forse una necessità mediatica per perimetrare il proprio campo, oppure il timore di non avere il necessario peso specifico per reggere una corsa verso le amministrative del 2027?
C’è da chiedersi se tutta la sinistra è veramente unita rispetto agli obiettivi sbandierati – quindi alternativa a Nino Naso – oppure se c’è qualche nostalgico ancora innamorato del recente passato con Nino Naso. Una cosa è certa, mentre qualcuno cerca di trascinare il dibattito in una baraonda tra destra e sinistra, il terzo gode e va avanti. Basterebbe questo per capire che serve altro per riconquistare il consenso elettorale che ormai manca da tanto alle sinistre paternesi, dilaniate da guerre intestine. La gente si aspetta di più, da un’area politica che storicamente è più attrezzata sul piano culturale, forse a questo punto dobbiamo parlare di un falso mito?
Molte cose si sono livellate e certi monopoli ideologici sono crollati come il muro di Berlino. La legalità, l’ambiente, la solidarietà, l’impegno culturale, ecc., non sono più un territorio esclusivo delle sinistre ma un patrimonio di tutti e quindi serve più cautela nell’etichettare gli avversari. Sono stati sdoganati anche alcuni luoghi comuni come l’attenzione alle donne e ai giovani, ormai protagonisti in ogni campo. Quindi serve una nuova dialettica per oltrepassare il “Rubicone”, oppure si rischia di restare perennemente dentro la “riserva indiana”.
Avviso ai naviganti. Si ricominci dalle idee, quella concrete; si ricominci dalle coerenze, emarginando i conniventi; si ricominci dalle risorse umane, scegliendo la migliore gioventù; si ricominci dai progetti, dalle visioni, dalle connessioni, dalla legalità e dalla meritocrazia. Di queste cose vogliamo sentire parlare e non di dispetti antichi. Sapendo che per altri due anni, la partita si gioca su un campo solo e le squadre non sono destra e sinistra ma cambiamento e permanenza. Se non si coglie questo dettaglio, o si è ingenui oppure complici. La finale, dopo, sarà un’altra cosa.
Il dibattito politico deve rispettare le regole del galateo, cogliere il valore profondo dell’argomentazione, andando oltre i personalismi. Attingere alla letteratura ottocentesca del lupo nero è obsolescenza pura. La gente non andrà a votare se il dibattito rimane ancorato a questi stereotipi, la gente vuole concretezza e opportunità, lavoro e sicurezza, il resto è buono solo per fare i titoli dei giornali nazionali. A buon intenditore, poche parole.
Una cosa però è certa, la migliore gioventù è già scesa in campo, da ambo le parti, una (quella di sinistra) è misteriosamente aderente all’attuale sindaco – ma forse non lo sa – l’altra (dei moderati di centro destra) è in opposizione. Forse qualcuno (il PD) dovrebbe ripartire da certi equivoci che non convincono più nessuno e chiarire alla comunità questa strana contraddizione, prima di puntare il dito altrove».