
di Ado Mex, Inchiesta Speciale –
C’è un filo rosso che attraversa otto anni di atti amministrativi del Comune di Paternò. Un filo che porta sempre agli stessi nomi, agli stessi studi, agli stessi professionisti. Una trama che nel tempo si è consolidata fino a diventare – nei fatti – un sistema chiuso, un “presidio partecipativo” di fedelissimi che intercetta quasi sistematicamente incarichi di progettazione, supporto tecnico, consulenze specialistiche e servizi connessi alle opere pubbliche.
Non serve scavare troppo per capirlo: basta analizzare gli incarichi dal 2017 al 2025. Cambiano giunte, cambiano assessori, crollano maggioranze, ma non si succedono dirigenti e responsabili di area. Ma loro, i funzionari dell’orbita giusta, restano sempre lì. Pronti, disponibili, a dispensare incarichi. Una continuità sorprendente, nei nomi dei progettisti, soprattutto se confrontata con la quasi totale assenza di concorrenza reale indotta.
IL MODELLO CHE NON CAMBIA MAI: STESSI NOMI, STESSI INCARICHI, STESSA ROTATIVA
Dai primi atti del 2017 fino agli affidamenti pre-scioglimento del 2025 emerge un trend netto: un numero limitatissimo di beneficiari molto ricorrenti, un micro-gruppo di tecnici che compare con frequenza anomala. Nomi che ritornano come un mantra negli atti di progettazione: preliminare, definitivo, esecutivo, supporto al RUP, direzione lavori, sicurezza.
Importi anche frazionati e lavori divisi in segmenti, per consentire l’affidamento diretto sotto soglia, affidati a rotazione agli stessi. Invece di bandi organici, spesso si registra una frammentazione che “spalma” le attività su incarichi minori, più facili da assegnare in via diretta. Procedure semplificate usate come autostrada. La legittima procedura dell’affidamento diretto, si trasforma in una corsia preferenziale per il cerchio magico del “presidio partecipativo”, e quasi nessuna apertura verso tecnici esterni, giovani professionisti o realtà che non appartengono al cerchio magico di riferimento si registra.
Anche le tempistiche appaiono sospette. Incarichi conferiti a ridosso di scadenze, emergenze improvvise, o necessità di “chiudere velocemente”: condizioni che di fatto favoriscono sempre i soliti.
È proprio qui che nasce il cortocircuito politico-amministrativo, in un Comune dove gli equilibri crollano, esplodono crisi interne, le giunte cadono, i consigli si disfano, com’è possibile che la mappa degli incarichi resti identica?
Le ipotesi sono due: o Paternò ha trovato i migliori professionisti del mondo e non può farne a meno da otto anni, Oppure esiste un centro di gravità permanente, un circuito di prossimità che resiste a ogni vento politico.
IL “PRESIDIO PARTECIPATIVO”: DA STRUMENTO CIVICO A TERMINALE DI INFLUENZA?

Negli ultimi anni, l’amministrazione Naso, ha più volte richiamato il valore del “Presidio Partecipativo”, come un contenitore teoricamente civico, di volontariato. Ma nei fatti, molti dei professionisti che orbitano in quest’area finiscono per essere beneficiari ricorrenti di incarichi pubblici. Chissà come mai. Non si parla di illegalità. Si parla di opportunità, relazioni, reti di prossimità. Un triangolo fatto di: politica, dirigenza tecnica pubblica, professionisti “allineati”, per non dire altro. Che garantisca stabilità di flussi? In continuità di affidamenti e impermeabilità alle alternative.Un sistema che si auto-rigenera e che, negli anni, si è trasformato sistema di potere politico-tecnico-amministrativo, che approda anche nel consorzio SIRU Paternò-Ragalna.
Quando gli incarichi finiscono sempre alle stesse persone, accadono tre cose: La qualità del controllo scende, non c’è competizione, non c’è confronto, e i costi potenziali salgono, in quanto l’assenza di concorrenza riduce l’incentivo ad abbassare le parcelle. Il potere tecnico-amministrativo viene concentrato, e dove si concentra, si replica. E dove si replica, diventa sistema, non più volontariato. Tutto in un contesto già segnato da criticità amministrative, tensioni politiche e perfino di scioglimento, questa dinamica rappresenta una zona d’ombra enorme.
DOMANDE CHE IL COMUNE NON HA MAI VOLUTO AFFRONTARE E RISPONDERE:
Perché gli stessi nomi compiono con una frequenza così elevata? Perché gli incarichi si concentrano con frequenza elevata? Perché gli incarichi si concentrano su un gruppetto ristretto, sempre quello? Perché la regola implicita è la continuità dei “fedelissimi”, indipendentemente da chi governa?
Sono domande che un’amministrazione sana dovrebbe dare. Domande che a Paternò, per anni, non si sono volute affrontare.
UN SISTEMA CHE NON È UN REATO, MA È UNA MALATTIA.
L’esistenza di un “cerchio magico” negli incarichi professionali non significa sempre corruzione. Ma significa distorsione del mercato, mancanza di trasparenza sostanziale, assenza di pluralità. È l’immagine di un Comune che ha smesso di essere un ente aperto e competitivo e ha scelto una gestione per prossimità, relazioni, consanguineità tecnico-politica. Un sistema che non appare affatto improvvisato ma strutturato, persistente, resistente ai cambiamenti, immune alle alternanze politiche. Un sistema che oggi nella stagione di commissariamento e ricostruzione, deve essere messo a nudo.
Paternò ha bisogno di spezzare l’ingranaggio.
Se c’è un messaggio che gli atti del 2017–2025 consegnano con estrema chiarezza è questo, gli incarichi tecnici a Paternò non sono semplicemente assegnati. Sono “gestiti” da un sistema che si auto-rigenera. E la politica locale non ha avuto la forza, il coraggio, o forse la convenienza, di spezzarlo. Spetterà ora alla nuova gestione (commissari straordinari o futuri amministratori) mettere fine a questo cerchio magico. Perché un Comune che affida le sue progettazioni sempre agli stessi, non costruisce futuro: costruisce solo dipendenze.