
Puntuale, anche se parziale, ricostruzione degli eventi che scuotono il partito di maggioranza relativa di Paternò, nell’articolo di Mary Sottile pubblicato oggi su La Sicilia. Cosa dimentica di dire, in uno sforzo critico maggiore, che non solo la consigliera Benfatto è tesserata alla voce tipo B riservata ai consiglieri comunali, altri non lo hanno fatto, ma soprattutto i motivi reali che l’hanno spinta all’auto sospensione, che non sono certo qualunquistici, ma che attengono ai temi che ha posto sul tavolo e sui quali, dichiara, di essere rimasta da sola.

Iniziamo dalle banalità, ma solo per fare chiarezza. Ai sensi dello statuto di FdI, la Benfatto, fa certamente parte del gruppo consiliare, pur mantenendo, solo formalmente, la qualifica di capogruppo di Diventerà Bellissima, formazione politica da tempo confluita nelle file meloniane, guidata in Sicilia dall’eurodeputato Ruggero Razza e che annovera Nello Musumeci come ministro della Repubblica.
Questa è la prova provata che il comunicato sottoscritto dal coordinatore Calenduccia e dal capogruppo Virgolini è solo un falso propagandistico di una mediocrità ovvia, non avendo altro di più significativo da affermare, e del quale si dovrebbero solo vergognare.
In sostanza è il classico arrampicarsi sugli specchi senza ventose, seguiti dai soliti pecoroni /poltronisti di corte.
E mentre la consigliera Benfatto contesta la mancata azione del gruppo e del partito locale, è il motivo per cui prende le distanze, rispetto ai temi posti nell’interesse esclusivo della città, i vertici di FdI di Paternò gettano la palla fuori. È la mancata azione, dopo la contestazione critica delle condotte dell’amministrazione Naso, ad essere contestata. È quindi l’inedia sui temi fondamentali assunta dai vertici locali di Fratelli d’Italia a guadagnarsi l’attacco, non altro: “Tentare di ridurre la mia denuncia –scrive la Benfatto– a un atto privo di significato non li deresponsabilizza davanti alla città: semmai li inchioda di più. Perché non hanno risposto su ciò che ho contestato, ma solo su di me. Il problema, per loro, non sono le ragioni che ho posto sul tavolo — troppo scomode per essere affrontate — ma il fatto che io abbia avuto il coraggio di porle. È la solita strategia: mettere a tacere chi denuncia, anziché dare risposte ai cittadini”.
Ecco la verità. Chi non fa critica non ha diritto a parola.
