
Assisteremo ad un evento che esalta la democrazia e alle sue evoluzioni che seguiremo passo passo.
La definiamo la marcia dei diritti, di tante mamme che assistono quotidianamente all’oltraggio dei propri diritti e all’umiliazione dei figli sballottati a destra e sinistra, in aule provvisorie non idonee, costate al comune circa 100mila euro (come dichiarato dall’assessore Coluccio nel video di ieri). Protestano per ottenere il diritto costituzionale all’istruzione per i propri figli.
Non basta questo questo vi è di più. Ieri abbiamo assistito ad un altro ripetuto vulnus per la democrazia partecipata e per il diritto di critica, costituzionalmente garantito, da parte dei cittadini, che si sono visti cancellati i propri commenti social (ma noi li abbiamo catturati tutti), che disapprovavano quanto dichiarato nel video postato da Nino Naso e Francesca Coluccio, pubblicato sul profilo del sindaco. Una vergogna assoluta.
«Quando chi governa sceglie di cancellare le voci che dissentono sotto ad un suo messaggio pubblico – scrive Andrea Di Bella -, non sta soltanto eliminando commenti “scomodi”: sta recidendo un legame fondamentale con la comunità che è tenuto a servire. È accaduto oggi a Paternò, dopo la pubblicazione da parte del signor sindaco di un suo videomessaggio. Nel momento in cui diventi primo cittadino non diventi padrone del dibattito, ma custode della trasparenza, della critica, dello sguardo altrui che interroga le tue parole e le tue azioni.
La Libertà di espressione non è un ornamento da mettere solo nei proclami, ma il cemento — talvolta scomodo, spesso impegnativo — su cui poggia ogni Democrazia che voglia dirsi viva. Quando si cancellano interventi critici, si offre un’immagine di potere che non sopporta la responsabilità, un’autorità che preferisce la quiete dell’approvazione alla fatica del confronto. Tutto molto triste.
Eppure, proprio in questo confronto sta la dignità del pubblico: non nel raccogliere applausi facili, ma nell’accogliere anche il dissenso, nell’ascoltare la voce che protesta, che accusa, che pone domande. Perché è lì che si misura la credibilità di chi governa: non in quanti like ottiene, ma in quanto è disposto a tollerare il disagio che nasce dall’essere rappresentante di tutti.
Chi rappresenta la cosa pubblica ha un dovere che va oltre la comunicazione curata: ha il dovere di lasciare spazio concreto e autentico al diritto degli altri di essere ascoltati, anche quando ciò disturba, quando ciò mette in luce limiti, quando ciò smuove coscienze. Chi non lo fa, chi cancella il dissenso, non fa solo un errore tattico ma tradisce una promessa implicita: quella di servire non solo chi applaude (sono sempre meno), ma chi domanda, chi insiste nel chiedere chiarezza e responsabilità.
La Libertà di espressione non è un rischio da gestire, è un valore da custodire. È fondamentale che la politica ricordi che la propria legittimità non nasce dal silenzio altrui, ma dal dialogo, dalla pacificazione fra chi governa e chi è governato. Dovere di ascolto, dovere di trasparenza, dovere di rispettare ogni opinione: questi non sono optional ma il fondamento irrinunciabile di chi esercita la responsabilità pubblica».
«Carissimo Andrea Di Bella -risponde Francesco- non solo cancella i commenti ma ti blocca nei social a me pure la pagina del comune di paternò cancella i commenti. Da 8 anni Paternò è ostaggio di una amministrazione totalmente incapace e chi non ha firmato la sfiducia è complice della distruzione del nostro paese».
Riporteremo in seguito le testimonianze della marcia e ulteriori commenti che continuano a piovere sui social e che vengono cancellati.