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Sicurezza a Paternò. Le responsabilità del sindaco che non provvede alle disposizioni del prefetto e del consiglio

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Sicurezza a Paternò. Le responsabilità del sindaco che non provvede alle disposizioni del prefetto, come per il caso Ciappe Bianche, e del consiglio malgrado tante riunioni e dibattiti e nulla più. Un amministrazione presente solo a propagandare le bellezze della città e a piantare fiori assieme ai propri accoliti, ma omertosa rispetto al degrado cittadino che è causato non solo dai migranti ma anche da una delinquenza giovanile locale diffusa. Troppi i fatti inquietanti che si sono succeduti e succedono, per il resto solo discussioni, riunioni, marce, propositi ma null’altro di concreto. Certo che così non si risolvono i problemi.

Un’analisi generale della questione è utile a comprendere le responsabilità istituzionali e il quadro normativo in casi come quello che descrivi a Paternò:

Il sindaco, in quanto ufficiale di governo, ha precisi doveri in materia di *ordine e sicurezza pubblica*. Ai sensi del Testo Unico degli Enti Locali (D.Lgs. 267/2000), egli esercita poteri di ordinanza contingibile e urgente per fronteggiare situazioni critiche in ambito di sicurezza urbana. È rappresentante della comunità locale e quindi portavoce delle esigenze dei cittadini verso Prefettura e Ministero dell’Interno. Se vi sono disposizioni da parte del Prefetto, che è l’autorità statale competente per l’ordine pubblico sul territorio provinciale, il sindaco è obbligato a collaborare, fornendo il supporto amministrativo necessario.

Il Prefetto può disporre rinforzi e azioni mirate, ma la collaborazione con i sindaci è fondamentale per la riuscita delle misure. Se l’amministrazione comunale si limita a promuovere eventi culturali o l’immagine turistica della città, ma trascura questioni di sicurezza e degrado urbano, rischia di generare un “vuoto di percezione” che alimenta la sfiducia dei cittadini. L’omissione o l’inerzia amministrativa non costituisce reato penale di per sé, ma può configurare responsabilità politica e amministrativa.

È importante sottolineare che i problemi di criminalità non vanno frammentati in categorie etniche (migranti o autoctoni), ma compresi come fenomeno complesso legato a disagio economico, carenza di opportunità, marginalità sociale e insufficienza di controlli effettivi. Una strategia seria dovrebbe basarsi sulla prevenzione come educazione, welfare, urbanistica inclusiva e sulla repressione proporzionata con forze dell’ordine, videosorveglianza, task force coordinate anche con la polizia locale che conosce bene il territorio.

Infine, i cittadini possono sì usare gli strumenti di democrazia per pretendere trasparenza e azione, controllare e eventualmente contestare l’inedia amministrativa, ma non basta solo questo.

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