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VILLA MONCADA? UNA VISIONE D’AREA

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Le polemiche negli scorsi giorni sul degrado del Giardino Moncada, tra interrogazioni, servizi stampa e televisivi ha messo il dito nella piaga di quella questione che ormai investe la città di Paternò, il degrado. Poi ieri su questa questione interviene Francesco Finocchiaro che del problema fa una proposta che da una visione complessiva d’area, con soluzioni interconnesse e multidisciplinari:

«L’albergo Sicilia a Paternò, progettato da Alfio Fallica, è tornato nella disponibilità della Città Metropolitana di Catania.

Paternó, l’Albergo Sicilia diventi la sede dell’istituto alberghiero e agrarioDopo due tentativi di dismetterlo, coerentemente a una folle strategia di cui si disconoscere la ragione, siamo di nuovo la punto di partenza. Dopo essere stato per decenni l’unico albergo in città è stato declassato a “patrimonio da dismettere”. Mai sostituito da altre strutture ricettive, si è trasformato negli ultimi anni in un rifugio di fortuna per i lavoratori stagionali di passaggio da Paternò.
Immerso nel verde della villa comunale, adiacente alla stazione della circumetnea, in prossimità dell’ingresso di levante della città, lungo la statale 121, rappresenta un’opportunità per la possibile rigenerazione di un’area vasta, diventando una nuova polarità urbana. L’ex albergo è collocato tra il parco pubblico e un’area agricola dismessa, ricca d’acqua. Tra la via principale – via Vittorio Emanuele – e il popoloso quartiere dietro la villa – il piano delle canne. Costituisce, insieme alle aree libere adiacenti e alle strutture scolastiche, una risorsa alla scala urbana e metropolitana. Accessibile, espandibile, trasformabile.

La vecchia idea di dismetterlo per farlo diventare una RSA (centro per anziani) è forse la via più breve per recuperarlo ma certamente è quella meno indicata, considerando le sue potenzialità. Spesso è più facile prendere scorciatoie che avviare veri e propri processi di rigenerazione, attraverso l’individuazione di politiche urbane più coerenti con il patrimonio disponibile. Ma le ultime notizie, sul fallimento dell’ennesima transizione impongono una riflessione e, perché no, l’avvio di un nuovo percorso di governo dell’ex albergo Sicilia.

Paternó, l’Albergo Sicilia diventi la sede dell’istituto alberghiero e agrarioIl pallino adesso passa alla politica, a quella locale e alla nuova governance metropolitana. Una responsabilità che non può essere demandata e che dovrebbe generare una nuova linea strategica per questo territorio, spesso delegato a periferia fisica ed esistenziale di Catania. La mancanza di una rappresentanza politica all’interno della città metropolitana di Catania è stata la causa più evidente. Adesso le cose possono cambiare.
Quale futuro per l’ex albergo? L’idea di base è quello di trasformarlo nella nuova sede dell’istituto Alberghiero-Agrario di Paternò, attualmente separati e localizzati fuori dai circuiti della mobilità pubblica territoriale. Il primo a sud della città, lontano da tutto, ospitato da una scuola media, distante dalle polarità scolastiche. Il secondo, ospite di una ex RSA nella periferia est della città, in pratica in mezzo a un deserto urbano. Le funzioni scolastiche sono ospitate e adattate alla meglio, sconnesse da ogni possibile relazione e prive di possibilità trasformativa ed espansiva.

L’area adiacente l’albergo Sicilia è al contrario connessa con la mobilità principale e potrebbe accogliere le dieci classi necessarie ai due indirizzi scolastici, attraverso la realizzazione di una nuova struttura, come prolungamento dell’edificio esistente. Ci sarebbero le condizioni per gestire le aree agricole per le attività dell’indirizzo agrario, oltre la gestione della villa comunale e dello stesso albergo per l’indirizzo alberghiero. Ma non solo, le aree agricole opportunamente progettate possono diventare le possibili aree per la protezione civile in caso di emergenza, predisposte per accogliere le strutture abitative d’emergenza. Quindi con una fava si possono attirare molti piccioni.

Paternò, l’Albergo Sicilia diventi la sede dell’istituto alberghiero e agrarioLa città metropolitana, anche usando lo strumento del project finance, può avviare un progetto alla scala territoriale per razionalizzare l’offerta formativa, per evitare gli affitti a perdere, per realizzare un parco agricolo, per offrire un polo d’emergenza d’eccellenza. Quindi la possibilità di realizzare un intervento alla scala urbana ma con incidenze sul piano territoriale e di quartiere. Questo potrebbe significare il rilancio di altre attività come gli eventi culturali e commerciali (se pensiamo alla fiera di settembre) e tanto altro. La villa comunale, l’ex albergo Sicilia, il parco agricolo, la stazione della circumetnea (anche nella sua versione futura), l’ingresso della città e la via principale, diventano uno spazio qualificante e rigenerato. Senza una visione, senza un piano strategico, senza la convergenza tra imprenditoria, cittadini e politica non si risolve nulla.

Potenziare il polo scolastico che afferisce all’istituto agrario-alberghiero, rendendolo competitivo, connettendolo al sistema già consolidato del polo dell’istruzione superiore, già presente in città, significa pensare al futuro di questo territorio. Lo sviluppo passa attraverso la qualità della formazione e delle strutture che la ospitano. Bisogna uscire da una visione personalistica dell’offerta formativa e pensare all’utilità didattica per gli studenti e alle necessità che il mercato del lavoro richiede. L’albergo Sicilia può rivivere, può diventare un hub, può ridare speranza ai nostri giovani, prospettando un nuovo futuro. Ma serve abbattere alcuni recinti ideologici e saper vedere oltre, senza paura e pregiudizi».

Francesco Finocchiaro x Corriere Etneo