Raccogliamo due interventi, uno di qualche anno fa, ma ancora tristemente, di una attualità sconcertante e l’altro proprio di oggi, leggiamoli insieme:
- di Sir Drake
«Santo subito. Immediatamente. È un processo di beatificazione spontanea, come l’autocombustione dei campi in estate, come gli incendi a nord della città. Ci sono persino i biografi e gli agiografi che narrano le sue gesta e i suoi miracoli. Tanti miracoli, quasi tutti apparizioni mistiche: realizzazioni di opere e finanziamenti.
“Sopra di me solo Gesù Cristo”. E quindi sotto chi? Immaginiamo la povera Santa Barbara declassata (come qualcuno laicamente sostiene) e con lei tutti i santi in fila dietro a NasoNino.
L’aureola non è prevista ancora nell’iconografia ufficiale ma lo sguardo rivolto verso il cielo, quello si. Intorno a lui, i fedeli, fedelissimi, in trans mistico, che passano tutto il giorno a incensare la sua immagine, le sue parole, i suoi miracoli terreni. Come l’apparizione della metropolitana per sua intercessione, l’apertura delle chiese e la realizzazione dello stadio, fino alla scomparsa degli stendini demoniaci al castello. Almeno così leggiamo nelle storie dei santi. Presente sempre a tutte le nozze, comunioni, battesimi, cresime, inaugurazioni e funerali, si comporta come un talismano, come un sacerdote, la luce illuminante che benedice la folla.
Si produrranno persino le immaginette, con dietro l’invocazione a Nasonino. E tutti pregano, per i buoni spesa, i panettoni a Natale, le bollette dell’acqua. Pensieri, parole ma soprattutto OPERE. Prossimo ad entrare nella litania dei santi (Chirieleison ora pro nobis) da recitare durante la messa e nella fase di divinizzazione.
Come Nerone e i tanti imperatori–tiranni della storia. Nasismo è ormai un termine ricorrente per identificare questa filosofia tra mistica e paganesimo e NasoNino è il suo dio.
Nessuno può mettere in discussione le sue opere, nessuno può dubitare del suo operato, nessuno può dissentire dalle sue dichiarazioni, perché rischierebbe la lapidazione, come gli infedeli. Questione di fede, di credo, di ultraterreno, di metafisico. Solo il pentimento può salvarci, solo la sottomissione può liberarci delle fiamme, ecco la sottomissione… incondizionata. Dobbiamo sperare in un suo sguardo o nell’intercessione dei suoi fedeli.
Santo subito. Qualcuno pensa già a dedicargli un poema, un’opera d’arte, una piazza, per coltivare la sua sempiterna immagine divina. Per gli studenti delle scuole è già il santo protettore della calia. Si rivolgono a lui per intercedere e ottenere ordinanze (e relative sanificazioni) per vacanze insperate. E quando Paternò sarà elevata a città santa arriveranno anche i pellegrinaggi alla guisa di Monterotondo».
2. di Francesco Finocchiaro
«In ogni cosa, in questa città c’è il silenzio di tutti. E quando non c’è silenzio si demonizza chi parla.. silenzio, silenzio, silenzio. Che poi si chiama complicità e questo avviene quando siamo tutti legati da rapporti di connivenza e non speriamo più nel futuro. Prendiamo atto del decadimento come fosse ineluttabile e inevitabile .. aspettiamo in silenzio di morire come città e come comunità.. anche per il calcio.. perché non ci chiediamo che fine ha fatto lo stadio delle Salinelle, o l’ex stadio.. e come le scelte degli anni 90 di fare quel magazzino chiamato stadio sia stata una follia che oggi paghiamo a caro prezzo .. ma d’altronde io che parlo sono solo un’archistar stronzo. Uno di quelle voci fastidiose al silenzio dominante.. fastidiosa perché riflette la forma del silenzio… ma diventa più drammatica quando si nasconde con un po’ di trucco le piaghe emergenti, quando si fa finta di essere nuovi e invece si è già vecchi. Quando si ci gira dall’altro lato e si racconta una città che non esiste. In questi casi tutto è più drammatico e il silenzio diventa l’unico suono che esiste. Commento a una squadra di calcio e al suo stadio che muore in città».
